mercoledì 22 febbraio 2017

Why'd you come? You knew you should have stayed
(It's blasphemy)
I tried to warn you just to stay away
(Away)
And now they're outside ready to bust
(To bust)
It looks like you might be one of us


Watch me

Il cielo è incredibilmente sereno. È un pensiero che gli scivola nella mente dilaniata mentre, con la schiena appoggiata al muro e la testa contro il bordo della finestra, fissa verso l'alto cercando con insistenza qualcosa in quell'azzurro fin troppo acceso per i suoi occhi - o sono tutte invenzioni della sua mente e in realtà sta piovendo come nel giorno del giudizio e lui è semplicemente fottuto-. Si costringe a muoversi, ad alzare le braccia, quantomeno, a staccare la schiena dal muro e raddrizzare la testa altrimenti rovesciata all'indietro. Si costringe a reagire e non è facile.
La depressione è arrivata come un macigno troppo pesante da sostenere, un colpo dietro le spalle che l'ha fatto crollare definitivamente a terra senza possibilità di risollevarsi, con il volto schiacciato nella fangiglia che è la sua vita attualmente, una mistura di merda e droga da cui difficilmente riesce a tirarsi fuori.

Andiamo..

Lo mormora a se stesso mentre, con la testa che gli scoppia, si trascina almeno fino al letto, scalciando lo scatolo di una pizza che ha a mal la pena assaggiato. È dimagrito, anche troppo per i propri gusti, i muscoli si sono rattrappiti  e sa già che gli toccherà tornare in palestra per questo stupido scherzo. Ha letto da qualche parte che il recupero è più facile e veloce se c'è qualcuno al tuo fianco. Non lo sa. Junior è scomparsa dalla sua vista di punto in bianco, una delle sue sere è uscita e sono giorni che non torna a casa. Non è davvero preoccupato, è terrorizzato a dire il vero.
Non ha paura della sua salute, sa che è forte, che non c'è dubbio che stia bene, da qualche parte, ovunque. Non con lui.

Che ti aspettavi?

Infondo non poteva sopportare una situazione simile ancora per molto. L'incapacità anche minima di una carezza, di un abbraccio, di un tocco anche solo leggermente più intenso di un semplice sfiorarsi. Si odia, per quello che ha fatto a se stesso e a lei, per la sua stupida debolezza mentale, si odia perchè quella maschera non scivola via dalla sua testa quando si butta sotto la doccia, non viene pulita dalla spugna che gli graffia la pelle, ne dal calore ustionante dell'acqua. Non se ne va e gli sta rovinando la vita.
Si trascina fino al letto, il materasso che aveva promesso di togliere da terra, di sostituire con un vero letto, è ancora li, tra la polvere di una vita che è naufragata prima ancora di salpare davvero. Era pieno di meravigliose speranze, dentro di se, intorno a se e ora eccolo, accasciato su un vecchio materasso a pregare per una dose di cocaina, tra scatole di pizze fredde e lattine di birra di contrabbando. Sembra sua madre.

Fondamentalmente perchè lo sei.

La voce infastidita di suo padre gli entra nel cervello riprendendolo con violenza e fastidio, gli sembra di sentire uno schiaffo sulla pelle e non sa se se lo è dato davvero da solo. Stava per finire il mondo e lui ha passato la sua ultima sera tra le coscie di Honey al Red, talmente fatto da ricordare solo sensazioni vaghe e desideri inconsulti, mescolati a visioni inquietanti di maschere dagli occhi blu.
Uno schifo.

Sono molto deluso Mike.

Ha la faccia di Dusk che gli appare davanti agli occhi, carica di attenzioni per la sua salute fisica e chissà, magari anche mentale. Cerca di scacciarla via mentre ascolta un padre nervoso che da morto gli sussurra nelle orecchie mentre il mondo va oscurandosi intorno al suo corpo. Stringe i denti in un moto di fastidio mentre cerca di sedersi sul materasso con strani scricchiolii, tornando a guardare fuori dalla finestra il cielo troppo colorato, troppo luminoso. Non gli piace nemmeno un po'.

Tu sei qui, strafatto, mentre il mondo fuori va avanti. Sono altri che si prendono la gloria, e tu?

Non la vuole la gloria, non l'ha mai voluta e poi che gloria dovrebbe volere? La morte di Maximilian Lee? ExPreside, amato insegnante e amico..Si massaggia la fronte pensando che alla fin fine è meglio cosí, sciocco lui a fidarsi ancora di Leonard.
Il cuore perde un battito anche solo a pensare al vecchio. Si passa le mani sugli occhi premendo con una insistenza dolorosa, scacciando pensieri e sentimenti da un corpo tremante che non può sopportarne. Non ora. Per favore.

Tira fuori le palle Mihael McRush, non ti ho fatto nascere per essere un perdente.

Ma lo è, cosí sciocco da farsi condizionare da una maschera morta, da una tortura ormai passata, vent'anni e lui ancora non è riuscito ad andare avanti e si odia per questo. Resta seduto, la schiena curva, il materasso ammorbidito sotto il suo peso e lo sguardo verso il cielo sereno. I capelli allungati gli hanno invaso il volto pallido, scivolando davanti agli occhi che riflettono il cielo, cerchiato da un rosso che non è il tramonto.

Vaffanculo

Lo sibila al cielo, lo sibila al mondo, a se stesso, a Leonard, a Maximilian, al padre, a Blue, a Jody, a Dusk.. lo sibila a tutto l'universo, anche a quello dall'altra parte, anche a quello sconosciuto. Si passa una mano sulla fronte e si alza dal letto con un mugolio nervoso recuperando i pantaloni di jeans da terra per indossarli con mosse secche. Tempo cinque minuti ed ha giá chiuso la porta dietro le spalle, buttandosi nello smog soffocante del north, nel suo squallore.
Sotto un cielo troppo azzurro.

Guarda. Sono ancora vivo.
Guarda.

domenica 5 febbraio 2017

Pink & Blue

Sente la musica, vede le forme, ma la cocaina rende il tutto più strano. Veloce e lento al tempo stesso, confuso e meraviglioso. Si chiede spesso come mai non si sia invaghito prima di quella polvere bianca.

perché sai cosa provoca.

Glielo dice una vocina nella testa, ma lui la ignora bellamente scuotendo il capo. La mano di qualcuno si posa sulla sua spalla e lui è troppo preso per lasciare che i pensieri rovinino il momento. Fissa la mano, stralunato, quindi si volta verso il proprietario di quell'arto. Una ballerina vestita da sexy vigilante si china verso di lui, e gli viene da ridere per l'ironia della situazione.

"Spike, perché qui da solo? Vuoi un po' di compagnia tesoro?"

Mollemente allunga la mano per scacciare quella di lei dalla spalla

"Solo se ti togli quella roba di dosso"

Non voleva essere una richiesta sensuale, ne essere una proposta di sesso, ma così viene recepita e non fa niente per far ricredere qualcosa alla bella Candy che lo trascina fino al privè. La stanza è rosa, come i cappelli tinti della ragazza che inizia a togliersi il completo mentre gli gira intorno, innescando nel cervello alterato un gioco beffardo di ricordi e realtà.

"Ti stai divertendo?"

È la voce di Blue quella che gli arriva all'orecchio, non quella di Candy, sono gli occhi di lei che vede davanti ai suoi, quando Candy si china davanti a lui, sistemandosi tra le sue gambe slacciandogli i pantaloni.

"Perché io non mi sto divertendo nemmeno un po'.
Pensi che sia un gioco? Potrei ucciderti, ora. O meglio ancora, potrei svegliarti. Non te lo aspettavi, vero?  Di essere ancora in mano mia."

La paura ha una reazione bizzarra sul corpo umano. Eccita in un qualche modo. E la cocaina in circolo fa il resto. Si risveglia quando Candy gli scivola sopra con un gemito mal trattenuto, le braccia posate sulle sue spalle. È ancora seduto sulla sedia e non sa quando ha posato le mani su i fianchi della ballerina, accompagnando i suoi movimenti.

"Blue? Forse sono più Pink.. Chi è Blue, la tua fidanzata?"

Per un attimo il viso di Junior gli riempie la mente. Il calore del suo corpo e le sue lacrime, il profumo dei suoi capelli..Poi la cocaina e l'eccitazione portano via anche quello. Non risponde a Candy, si aggrappa a lei e segue i suoi movimenti.

Quando tutto è finito lascia tra le mani della ragazza un centone e riceve un bacio di ringraziamento con l'aggiunta che per lui sarebbe stato gratis, ma poco importa, ha voluto pagare lo stesso.
Fuori dalla porta del privè gli sembra di incrociare la figura di Jody, ma non si sofferma.

Lo aspetta il bancone e un po' di alcool per affrontare il down improvviso e la nuova convinzione di essere nel posto sbagliato, prigioniero della propria mente.

Infondo se è tutto finzione, a che serve continuare a fingere?