sabato 27 febbraio 2016

Shower

L'acqua scorre sulla pelle pallida da quasi dieci minuti, le mani sono premute contro le piastrelle scivolose della doccia e si sente come se una grossa pietra si trovasse tra le spalle, appena sotto il collo. I suoni sono ovattati, il vapore riempie il piccolo bagno soffocante, e lui ci mette un po' prima di chiudere l'acqua e restare zitto, bello fermo, a fissare le piastrelle mentre il freddo lo scuote fin nelle viscere, entrando nelle ossa e attraversando l'intero corpo fino al cervello.
Ha come l'impressione di soffocare, e da la colpa al vapore che gli entra nel naso e gli annebbia gli occhi, non al mal di testa penetrante  causato dalla sniffata ribelle di benzina, come il peggiore dei cretini.
Gli rimbombano in testa le parole che si è scambiato con il pennuto, la promessa che ha strappato e che non sa se può mantenere, lo svegliarsi con Junior ai piedi del letto e l'improvviso timore di finire come il ragazzo sul ponte, a sciogliersi urlando o magari con del metallo in testa, in tutti i sensi, ma non per se stesso, per un attimo ha pensato seriamente a chi avrebbe controllato la notte se il nonno era a letto, da chi sarebbe andata la ragazzina che beve latte, chi avrebbe continuato a cercare ma' e si è reso conto che nessuno l'avrebbe fatto, e ha avuto paura, un momento e la faccia di Rebecca gli ha illuminato la testa.
Resta immobile, respira profondamente e infine tira un cazzotto senza motivo al muro avanti a se, uno, due, tre e infine allarga le mani, tornando a posarle sulle mattonelle e scuote la testa, riaprendo l'acqua per un ultimo tentativo di scacciare quel peso che non se ne va, esce dalla doccia dopo altri cinque minuti di silenzio,  tirando la tendina con un movimento secco. Gocciola per terra e non gli interessa, da un calcio ad una lattina e si allunga per recuperare un asciugamano che si stringe alla vita fissando lo specchio per alcuni lunghi istanti prima di sospirare.

- Cazzo guardi?

Il telefono sul bordo del lavandino vibra, rischia di cadere e lui lo acchiappa con le dita ancora umide, acqua che scivola dai capelli e si rifugia nell'incavo della spalla. Legge, sospira, aggrotta la fronte. Gli occhi si fissano sulle nocche sbucciate e livide, non si era accorto di aver dato cazzotti così forte, si volta aprendo la porta del bagno infilandosi nel corridoio.

- Bagno libero!

Non sa nemmeno se Leonard è in casa, ma lui lo urla lo stesso, infilandosi nella propria stanza.

venerdì 26 febbraio 2016

Shamrock

- E com'è morto?
- Si è sciolto, il metallo è uscito dagli occhi, dalla bocca e dalle narici..e poi si è sciolto in una pozza di schifo di ferro


porta fortuna, e ti ricordi che non ci devi morire.

martedì 23 febbraio 2016

Fottiti Frank

La puzza di disinfettante e morte entra nei polmoni e macera, gli resterà addosso per settimane e poi dovrà scartavetrarsi sotto la doccia fino a farsi uscire il sangue. Il rumore del tiro alla porta gli fa capire che, per lo meno, non ha fatto un viaggio a vuoto.

- Frank? FRANK?
- Cazzo urli ragazzino scemo? Sto qui, dietro, ti danno fastidio i morti? Perchè se no vengo io.
- Non sono un moccioso Frank, non c'è bisogno che..CAZZO.

Il cadavere sul tavolo è aperto, ma aperto sul serio. La cassa toracica è stata aperta, le ossa sono state appoggiate sul tavolo di metallo e un uomo in divisa verde da infermiere si sta asciugando le mani dopo averle lavate, e lui ha un coato di vomito.

- Che dicevi sul fatto del moccioso?
- Fottiti Frank.
- Meglio che te ne vai Miky, lo sai che è inutile, fosse qui ti avrei chiamato.
- Pensavo che magari non c'avevi tempo di chiamarmi, mica che puoi controllare sempre tutti no? magari te ne eri dimenticato...
- Non c'è qui Miky, vattene a casa. Lo sai com'è fatta, non torna, è inutile. Fatti un piacere, vai avanti con la tua vita. E' una pazza psicopatica che non merita che ci perdi sonno.
- Non ci perdo sonno.
- Ascoltami, Lo dico per il tuo bene...
- Fanculo Frank, non sei mio padre, non c'hai il diritto di dirmi un cazzo, che se ti interessava qualcosa non mi lasciavi col culo al freddo quando se ne è andata, frega un cazzo che ti ha spezzato il cuore. Se la vedi chiamami. Ci vediamo tra un paio di settimane.

L'uomo non risponde, lo fissa in silenzio e infine sospira, annuendo, un cenno della mano e torna a dedicarsi al cadavere, recuperando una cartellina medica. Lui si rimette il cappellino di lana, premendolo sulla testa e si volta, ripercorrendo il corridoio a ritroso.

lunedì 22 febbraio 2016

Lasciare un messaggio dopo il segnale acustico


La porta si apre, la porta si chiude.
E’ piena notte, forse giorno, ma che può svegliare il nonno non sembra fregargli troppo, incazzato come una iena si infila dentro la sua stanza lasciando che il solo pensiero della serratura di metallo, chiuda la porta a chiave.
La testa gira, e gira forte, ci sono i casini nel south, c'è il piccione che spicca il volo davanti alla force, c'è lui che vuole dare una mano e invece non può, e si sente come il tizio scemo che guarda senza muoversi, che se la fa addosso.
C'è quella che ci prova, lui non lo capisce e si ritrova a fumare erba con una tipa che beve solo latte e ci pensa e poi si compra gli zuccherini così la prossima volta glieli offre. (ma non ci prova, no. L'ha detto pure).
E’ notte talmente fonda che magari c'è il mondo intero che dorme, e fa anche bene a dormirci, ma lui senza pensarci nemmeno poi così tanto acchiappa il telefono e fa un numero, raccatta un nome dalla rubrica e spinge il telefono contro l'orecchio con forza, chinando il capo e abbassando la voce. Perchè se non gli importava di svegliare il nonno chiudendo la porta, ora non vuole che lui senta.

- Risponde la segreteria telefonica del numero …
- Hey Doc, sono..cazzo, chissene chi sono no? Tanto mi riconosci, che il numero ce l'hai, la voce la riconosci e comunque non so nemmeno se te lo ascolti il messaggio, ma c'ho che ti voglio parlare, e forse perchè mi conosci che ci sei stata nella mia testa, un po’ c'ho voglia di chiamare te..Si parlava, prima che scomparivi dalla faccia della terra lasciandomi mezzo nella merda, si parlava che bisogna aiutare quelli come me, no? Si parlava della guerra e del casino, vero? Che pensi, Doc, dici che succede, quando sparano a uno che non fa nulla se non scappare perchè non vuole che viene perquisito? Ti sembra roba giusta? Sono io che sbaglio perchè son scemo dentro?

Un sospiro lo scuote, si china in avanti e posa i gomiti sulle coscie, continuando stoicamente a parlare, non che possa continuare ancora per molto, ma lui prosegue, imperterrito

- Non te l'ho detto, che non c'ho avuto tempo, ma mi sono infilato nella scuola, per un po’. Grazie all'amica mia, e a Becks, quella amica tua. C'ho fatto un casino, non ci sto più, ma mo c'ho un lavoro buono, sto bene, che manco mi servono più i tuoi..solo, te lo che volevo chiedere Doc, che ti senti, mo, quando ti chiedono di far vedere quel robo rosso come se fosse un distintivo?
- BIP

Stacca il telefono dall'orecchio, lo fissa in silenzio per lunghi istanti, quindi lo butta sul letto e si sdraia su di esso, osservando il soffitto della stanza

- Perchè io ci sto di merda

Lo sussurra, mentre allunga gli occhi verso il comodino, un gesto veloce della mano e i chiodi su di esso vanno a piantarsi contro il soffitto, come tante piccole stelle di metallo, subito dopo si rilassa e chiude gli occhi, posandosi semplicemente la mani sul volto.

- Fanculo

Scarpette Rosse


C’è un profumo forte di frittelle calde che impregna la sala, ma’ ha da poco pulito il salotto e nel pomeriggio ha promesso che butta via i cartoni della pizza impilati in bilico sul bancone della cucina, poi pensa al resto. Ha aperto le finestre e l’aria fresca ha dato vita nuova all’appartamento.

- Pensavo di passare al centro commerciale oggi, potremmo comprare delle bistecche, da quanto tempo non mangiamo una bella bistecca miky?

Lui non risponde, si limita a fissarla, restando in piedi nel centro della sala, la fissa, fissa lei e le frittelle che si cuociono in padella, fissa e appare confuso, sorpreso, anche un po’ felice.

- Ma’?
- Stasera delle bistecche, e domani ti porto a comprare delle scarpe nuove, quelle che hai sono orribili, ne ho viste un paio rosse che ti starebbero benissimo, lo sai? Ho raccimolato un paio di soldi da Frank, possiamo permettercele

Parla senza guardarlo, con l’allegria che si disegna ad ogni parola, luminosa e sfarfallante come l’incarnazione della primavera, ha un sorriso che le dona anni di meno, i capelli raccolti e l’attenzione assorta dal cibo che sta cucinando

- Ma’? Che ci fai qui?

La domanda gli esce spontanea, un sussurro a labbra socchiuse, mentre le dita non si muovono, il corpo non si muove, come se fosse chiuso in una bolla di sapone dal gusto amaro, la mamma. Non quella che mamma non c’è, ma quella vera, quella che mamma lo è, quella che vive per un paio di mesi, se sei fortunato un anno, e poi scompare di nuovo.

- Che stronzate chiedi Miky? Io ci vivo qui tesoro, adesso muovi le tue chippette d’oro e vieni a prendere la tua colazione, abbiamo una splendida giornata davanti a noi, solo nostra! Solo..mi chiedo tesoro, solo una cosa..

Alza lo sguardo e lo guarda e lui vede il volto di lei, e improvvisamente il freddo gli entra nelle ossa, e un urlo cupo gli sfugge dalla gola come un rantolo di dolore. No, no. no..

- Perchè non mi hai cercato? 

L’urlo lo fa sfiatare, sicuro ha svegliato il nonno nell’altra stanza, magari da spiegazioni, magari no. Ha lasciato la finestra aperta e l’aria gelida entra all’interno della stanza e si insinua sotto il letto come un serpente. Gli incubi lo tormentano, e il peggio è che sono talmente tanto mescolati bene con la realtà dei ricordi, che inizia a non distinguerli più.

Happy Somethingday



L'aria è fredda, quel tipo di freddo che ti entra dentro le ossa e scivola nel profondo più intimo. E lui passa questa notte, assorbendo questo freddo, seduto davanti ad una lapide di pietra fredda, senza foto ne fiori.
- buon complecoso, che lo so che tu non festeggi, che tanto sei morto. Festeggio io, che non festeggio sul serio..ma hai capito, no? Che se tu non ti morivi quella volta fuori dal pub, io non ci stavo qui. Magari non ci stavo proprio, che mi ammazzavi di botte.. Ma magari stavamo meglio.

Il rumore degli irrigatori che si mettono in moto lo riscuote dal midollo, tanto che si volta, si guardo anche intorno. L'ombra lontana di un uomo che passa con un carrello lungo il vialetto del cimitero, gli fa comprendere che è mattina, che con sto cazzo di tempo sembra che è sempre notte. Ha passato tutta la notte qui.
-Tipo con tutti i casini che ci sono, le scelte che faccio, gli amici che mi trovo…che non lo so se sono amici. Che uno come il nonno sarebbe stato amico pure tuo. Magari pure lo conosci no?

Il carrello cigola, si ferma. Ci sono scarponi neri che battono l'erba e una divisa blu da giardiniere a coprire un fisico da muratore.
-Hey amico, la nottata è passata, lo sai che devi andartene prima che apro. Ho un funerale tra due ore e non ho ancora iniziato a scavare.
-Sto andando. Calmo amico.. che poi sto in lutto oggi, è quando è morto il vecchio.
-Non me ne fotte nulla di chi cazzo è morto, togli il tuo culo dell'erba e smamma.
-Ho detto che vado..ciao pa’

Una pacca sulla lapide e si allontana lungo il viale, ignorando gli impropri del custode che grida qualcosa sul non infilare le bottiglie di birra nel terreno, che non siamo mica mangiafagioli.
Tanto quelli che lavorano ai cimiteri sono sempre ex carcerati, merda, peggio di quelli come me..o così dicono.
Mihael McRush - Age 8
Ufficio Affidamento Minori - Philadelphia 
2 Agosto 2012

Family


C’ho un sacco di problemi nella testa ultimamente, tipo che non so più cosa devo fare, cosa no, cosa forse è solo così, che non serve, che è solo scena.
Non lo so che mi piglia, sarà che dopo un altro anno ho messo la croce sopra, alla mamma, a l fatto che tanto non ci torna a casa.
Magari si è trovata uno apposto, uno sano, non come quello ultimo, che la picchiava a sangue e la ritrovavo a ridere sguaiata dentro la metro, con le braccia bucate e che puzzava di piscio.
Sesso e piscio diceva lei, cazzo mi interessa, tanto in quel momento era tornata pazza, non era la ma’, era una così.
Ogni tanto lo sussurro che non volevo, pregare che la smettesse e che non tornasse. Perchè poi succede davvero e ti senti una merda, e capisci che che cazzo puoi fare di buono tu? Di buono non hai niente Miky, non c’hai nulla.
Una madre pazza, un padre ubriacone..Che puoi fare di buono?
La scuola è una prova, volevo fare felice Red, farle vedere che almeno ci provavo, ma poi vai li, e sono tutti buoni, tutti che ti vogliono aiutare..e io lo ricordo, com’è davvero, quando tutti ti vogliono aiutare, ma che cazzo, io non ho bisogno di essere aiutato. IO sono forte.
Non come quel cazzone di mio padre.
Non come quella pazza di mia madre.
Non sono un debole, sono bravo a combinare le cose da solo…
E mi buttano fuori, e torno con le palle al gelo, e chiedo aiuto -dio solo sa quanto non mi piace che chiedo aiuto..- ma lo faccio e va bene così.
Poi becco il nonno, poi becco la gente cazzuta, e il lavoro c’è, e posso fare vedere che non sono uno che vale niente.
Guarda pa’, non sto peggio di te.
Che almeno non mi faccio picchiare a morte mentre mia moglie scopa un altro.
Guarda ma’, sono meglio di te. Sono coerente.
Se sono stronzo, lo sono fino in fondo -ma forse sono più coglione-

perchè alla fine a cercare te ci vado tutte le sere, e a trovare pa’ al cimitero tutti i sabato.
E il nome di Gaebriel non si scolla dal cervello manco sniffando benzina.

Fanculo.
Fanculo, fanculo tu, fanculo il mondo, fanculo la scuola.

Fanculo a me.

Prendilo e pensa a quel che ti ho detto. Sprecare così la tua intelligenza e la tua vita mi pare un sacrilegio al Signore che ti ha dato così tante doti e vede che nemmeno una la usi per scopi che non abbiano benefici che al termine della giornata.
-R

Burn Baby Burn

Che volto ha la paura?
E’ un volto scheletrico, è un volto in fiamme.
La paura ha il colore rosso come compagno, ed è calda.
Calda come l’inferno.
Io non ho fatto niente!

Sopra il ponte

Non voglio tornare da loro.
E’ questo che siamo? E’ questo che sono?
Un topo da laboratorio che può perdere il controllo da un momento all'altro?
Un ragazzo che piange chiedendo di vedere la madre?
Quanto è simile a me quel ragazzo terrorizzato?
No.
Io non ho paura.
Io non sono un ragazzino.

Sii uomo.