sabato 22 ottobre 2016

Fuck You

Non dirle che sono in fermo, non voglio si preoccupi.

La cella è fredda. Registra questa piccola informazione quando si ritrova sulla branda nell'angolo esterno. E' fredda, nel letto con Junior si sta più caldi.
Non dovrebbe pensare a lei in un posto come quello, non dovrebbe proprio pensare, una parte di lui cerca di scappare dall'idea di essere finito dentro al building per una cavolata fatta senza pensare. Una ragazzata. Quando ha sentito il direttore Parker dire che poteva dirgli che lo aveva fatto di proposito, come vendetta per il commesso, era tentato di dire la verità, solo per provare a sentire cosa si prova a dirla, ogni tanto.
Poi si è ricordato di Max accanto a se e ha optato per la bugia, sempre e comunque.
Gratta con l'indice la pelle sotto la manetta, e sospira mentre fissa il soffitto. Chiude gli occhi e cerca di riportare alla mente il peso del corpo di Junior accanto al suo, il profumo..beh, non riporta in mente tutto. Non è solo in quella cella.

Fanculo.

Ma lo dice a se stesso. Perchè è un codardo, fondamentalmente, perchè sta combinando un casino dietro l'altro. Perchè è stanco.
Le parole di Maximilian gli rimbombano nella testa, come un macigno che si schianta contro il cervello. Non è mai stato bravo con le parole, lui, non ha mai davvero capito come qualcuno possa ferire qualcun'altro con una parola. Nonostante gli sia successo molte volte.

C'è ancora gente disposta a credere in te, Mihael, come hai visto. Cogli questa occasione per rendermi fiero di te.

Voleva urlare. Gridare in faccia a Max che no, non dovrebbero credergli. Che è un bugiardo, che spaccia, che fa parte del Syndicate, che voleva ammazzare Sydney, che era d'accordo con Leonard, che è sempre stato d'accordo con lui. Che lo sarà sempre.
Ma si è limitato a sorridere e annuire, dicendo che si, ce l'avrebbe fatta. Avrebbe colto l'occasione.
Non è vero. Fissa il soffitto della cella e pensa che probabilmente non c'è modo per lui di rendere fiero uno come Maximilian.
Non c'è modo per lui di rendere fiero nessuno.

Vaffanculo Mike

domenica 9 ottobre 2016

House Day #1

Il momento migliore è stato quando ha scardinato la porta dell'armadio. Una di quelle porte di legno a soffietto, che bastava poco per poterla aprire. L'ha tirata finchè non ha sentito i cardini piegarsi, poi si è concentrato sul metallo e li ha sganciati, ritrovandosi con il legno tra le mani. Sta ristrutturando la casa, la mette in ordine per permettere a Junior di non continuare a dormire sul materasso nel centro della stanza, perchè d'improvviso una cosa tanto normale gli è parsa fin troppo brutta.
Si è chinato davanti all'armadio aperto e ha sfiorato i segni delle unghie vicino al muro, li dove la porta si chiudeva. Per un attimo ha ricordato le notti passate li dentro, con la fame e la paura a fare da padroni. Per un attimo si è lasciato andare ai ricordi e poi ha scosso la testa e ha staccato le mensole.
Distruggere per dare nuova vita, è stato complesso con le scale, ha dovuto pagare qualcuno per renderle calpestabili, così come ha dovuto chiamare un idraulico, un elettricista, dei muratori...
Gli è costata, quella casa, non tanto comprarla -no, quello è stato nulla- quanto il renderla abitabile, togliere gli animali dai muri, aggiustare le tubature, la corrente elettrica. Sono stati lavori complessi, ma ora non ha paura che il tetto gli cada in testa.
La porta della cantina l'ha resa normale, gli oggetti li ha nascosti, il tempo di finire i lavori e poi ha ritrasformato il suo piccolo covo, ha eliminato la maniglia della porta, ha aggiustato il suo piccolo angolo di pace.
Non l'ha nemmeno detto a Junior, un giorno le verrà il dubbio, probabilmente e lui le spiegherà tutto.

Per ora se ne sta seduto, nel centro di quella che era la sua camera, terribilmente vuota e al tempo stesso incredibilmente piena. Così piena da farlo soffocare e impedirgli di respirare. Sente pianti di neonato se chiude gli occhi, passi pesanti quando c'è troppo silenzio, respiri soffocati da cuscini troppo leggeri.
Ha scardinato la porta dell'armadio perchè era convinto di sentire grattare e poi si è dato dello stupido.

Sono solo fantasmi di una vita passata. E' una vita stupida, che è morta..
E' tutto morto.

Ma poi entra lei, con una piantina in mano, e lui si ritrova a guardarla, restando seduto, a chiedersi che diamine vuole farci, finchè non la vede posarla sul davanzale ed esclamare che è simbolo della nuova vita nella casa.
Confuso e disorientato allunga le dita e stringe la mano piccola di lei, si fa aiutare ad alzarsi, la segue al piano di sotto dove lo aspetta, forse, una colazione.
E si chiede se lei sapesse.
Se si sia resa conto di ciò che ha fatto.

Di come con due parole e un gesto sia riuscita a scacciare anni di fantasmi e paure.
Con una piantina ed un sorriso.