lunedì 19 dicembre 2016

Lil' sis always make truble



Quindi ora tu mi spieghi perchè cazzo non mi hai detto di avere una bambina. VENTI fottutissimi anni Jody, VENTI, e lo devo scoprire per caso? Ma che cazzo..come..DIO.

Ha aspettato di rientrare in casa, ha dato il telefono alla bambina, gli ha messo un cartone animato e le ha fatto mettere le cuffie spedendola in camera da letto, così che non ascoltasse, proprio com'è successo poche ore prima al pub. Adesso invece cammina avanti e indietro per la sala del piccolo appartamento della donna. Sembra una sorta di schizzato. Sicuramente non è tranquillo e rilassato.
Fingere con lei e in questo momento, non avrebbe senso.

Non pensavo fosse importante.

E' una dannatissima bambina! Come cazzo puoi dire che non sia importante? Come.. 

Ma lascia perdere, sospira e acchiappa una sedia, la sposta e si butta su di essa con una pesantezza esagerata, le membra stanche e il respiro profondo di chi è stanco non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Porta una mano alla fronte, la massaggia lentamente. Non riesce più a capire perchè è arrabbiato e perchè no. Non riesce più a capire da cosa è dovuto tutto questo fastidio, delusione e dolore. Non sa nemmeno se sta provando esattamente quello. Confuso e frastornato si limita a posare la schiena contro la sedia e fissare il soffitto per lunghi istanti, mentre estrae una scatola di latta contenente alcune pillole che infila in bocca e ingoia senza nemmeno l'uso dell'acqua

Vaffanculo Jo...fanculo. Pensavo di essere tuo amico..diamine.
Un dannatissimo FRATELLO 

I'm so sorry, tu sei mio fratello ed è pure grazie a te se sono ancora intera. Ho provato a dirtelo molte volte ma non ci sono mai riuscita, non sono mai riuscita a dire il suo nome in carcere.

Batte la mano sul tavolo, ma è più un gesto di pura stizza, un nervosismo che non riesce a trattenere. Chiude gli occhi, si china in avanti e scuote la testa con un sospiro. Qualsiasi arrabbiatura ci fosse, alla fine scompare, spenta come una candela dalle pillole appena ingoiate. Rilassa i muscoli delle braccia, quelli del collo e della schiena, prende un profondo respiro e scuote la testa, limitandosi a questo prima di cambiare definitivamente discorso, aggrappandosi agli aggiornamenti sugli ultimi eventi in quel del North.


domenica 18 dicembre 2016

Alive

Mi ami?
Si..stupido idiota.


Surprise Motherfucker

Ha passato la nottata a osservare il libro chiuso che Josephine le ha dato. Rigirandosi nella testa le parole che quella chiacchierata ha tirato fuori. Le dita che scorrevano sul tatuaggio sbiadito sul polso, un gatto stilizzato che lo fissa con insistenza. Non ha pianto, ogni lacrima l'ha esaurita dentro il carcere, i primi mesi non ha fatto altro se non disperarsi, urlare contro le mura bianche. Finchè semplicemente non è accaduto. Un giorno si è alzato dal letto e il dolore non c'era più. Semplicemente è andato avanti, ha superato ed è quello di cui ha paura. E' per quello che non si azzarda a mettere piede alla vecchia fabbrica abbandonata, è per quello che non vuole cercarla davvero. Ha paura di vederla e scoprire che non è andato avanti. Ha paura di vederla e scoprire che è davvero andato avanti. Il suono del campanello lo riscuote. Si alza con un sospiro dalla sedia di legno, posa la macchina per tatuaggi sulla carta assorbente che ha steso vicino al braccio dove ora venti linee nere sono impresse per sempre sulla pelle pallida. I passi lenti lo portano alla porta, la apre controvoglia, pronto ad affrontare l'ennesimo vicino strafatto che gli chiede uno zucchero che non ha voglia di dare, quando invece gli occhi si abbassano e si posano sulla figura di una bambina, non più di sette anni, che lo guarda sorpresa. Dietro di lei appare l'ombra di un ragazzo che lo guarda storto e a lungo, prima di dire semplicemente.

C'è Jody? 

E una voce nella tua testa, che intanto viene scossa, ti ricorda che c'è sempre qualcosa pronto a sorprenderti in questo dannato mondo. Sorprenderti e crearti mille e più preoccupazioni, come è giusto che sia.


mercoledì 7 dicembre 2016

Coma

Si trova in una stanza di metallo, le pareti sono di metallo, il pavimento e il soffitto sono di metallo.
E' una sensazione bellissima, come l'abbraccio freddo di una madre.
Lo sente ed è un'estensione di se stesso, così vibrante nel suo cervello.
L'unico compagno, quel metallo, l'unico compagno di tutta la vita, l'unico di cui fidarsi.

Potrei rimanere qui per sempre. Sarebbe un bel posto dove rimanere, per sempre.

C'è qualcuno seduto accanto a lui. Se ne accorge troppo tardi, a dire il vero, quando ormai l'uomo si è appoggiato con la schiena alla sua. Sono su un cubo metallico, nel centro della stanza, sembra quasi la sala di un museo, ma non c'è nulla da vedere se non il proprio riflesso contro la superficie lucida.

No, non vorresti davvero.

La voce è roca, ma non vecchia. E' la voce di un uomo su i quaranta andanti, gracchia per il fumo e l'alcool. Puzza di birra ed è un odore che gli ricorda qualcosa, ma non riesce ad aggrapparsi al ricordo, che è già scomparso.

Perchè dici così? Io credo che lo amerei, questo posto.

Il suono di uno zippo che si chiude, ed il puzzo di fumo invade la stanza, mescolandosi a quello di birra, e tutto lentamente diventa più chiaro nella sua testa, in un qualche modo.

Saresti solo. Puoi ingannare chiunque kiddow, ma non me, non ti piace restare solo, non ami rimanere chiuso in una stanza con i tuoi pensieri, perchè sono brutti, non è così?

Si fissa le mani, le unisce tra loro, incrocia le dita fissandosi le unghie mangiucchiate, poi abbassa lo sguardo su se stesso. La grossa felpa grigia si ricopre velocemente di sangue, una macchia che da centrale si allarga velocemente, ma non prova preoccupazione. Fissa la macchia, quindi torna a guardare il proprio riflesso.

Ma lo sono. Sono solo comunque, preferisco esserlo qui, questo è..sempre meglio di niente.

L'uomo alle sue spalle ride, raddrizza la schiena e la preme contro la sua, sente il calore umano, forse leggermente più caldo del normale, e socchiude gli occhi osservando il volto riflesso che si fa malinconico.

Tira fuori le palle Mike, smettila di punirti per qualcosa che non potevi evitare, vai avanti, dimostra che meriti tutto. Tu meriti..tutto. E se anche non lo meritassi, fottitene. Non hai passato tutto questo per poi lasciar perdere e rinchiuderti nella tua scatola di latta.

Resta in silenzio, abbassa il capo e curva la schiena, sente la felpa appiccicarsi alla pelle per il sangue che continua a impregnarla, sente il volto gonfiarsi, l'occhio destro socchiudersi, ma non prova dolore, solo la pelle che tira e si deforma lentamente.

Ha detto che sarebbe morta. Se lei muore..io..

Se lei muore tu brucia il mondo. Vendicati del mondo intero.

La voce è schietta, l'accento del north è forte, lui raddrizza la schiena e l'uomo alza la testa, cercando di dare un leggero colpetto con la propria, alla sua nuca.
Sbatte le palpebre, torna a guardare il volto riflesso, ed è sempre lui a rispondere allo sguardo, niente volto deforme, niente cicatrici. Solo lui.

Pensi che ciò che ha urlato..quello che ho sentito, pensi che sia vero, o non ha detto niente, l'ho immaginato?

Di Lui? Non lo so, non penso sia importante, non credi? Importa ciò che senti tu, non ciò che sentono gli altri, l'importante è quello che vuoi fare tu. Mettitelo in testa una buona volta, hai superato l'adesivo, ormai dovresti capirlo da solo.

Si, forse hai ragione.

Si alza dal cubo metallico, raddrizza la schiena e ancora non si volta. Davanti a lui, li dove prima c'era il suo riflesso contro la parete di metallo, c'è ora una porta di legno, laccata di bianco, di quelle interne, sul lato sinistro c'è un adesivo della lega di baseball, lo fissa per un po' in silenzio.

Grazie

Tutto qui, ma quando si volta, chiunque ci fosse con lui nella stanza non c'è più. Sbatte le palpebre fissando il nulla dietro di se, è svanito anche il cubo di metallo e non gli resta che avanzare verso la porta. Posa la mano sulla maniglia, la gira e quando la porta è finalmente aperta, lascia la stanza una volta per tutte.

giovedì 1 dicembre 2016

Goccia



plic plic plic

C'è un tubo che perde da qualche parte, o forse è l'umidità? Magari si è rovesciata una bottiglia o c'è un rubinetto aperto. Non lo sa, gli fa strano, non riesce a capire benissimo da dove venga, forse dalla sua testa.
Un suono perenne che gli entra nel cervello.
Un po' come quello del suo respiro, è un rantolio che schiuma di tanto in tanto, come avere delle bollicine lungo la gola che scoppiano al passaggio dell'aria.
Quasi ammaliante a modo suo.

plic plic plic

Ha provato a muoversi, ma anche solo tenere gli occhi aperti è una tortura, alla fine si è abbandonato ed è solo grazie al pilastro se non è caduto in avanti sul pavimento. Del pilastro e delle manette ai polsi, sono quelle speciali, quelle da forcer, quelle che ti bloccano i poteri.

plic plic plic

L'hanno abbandonato. Una parte di lui gli sussurra che hanno fatto bene, sente una voce urlargli nell'orecchio che è solo spazzatura, marcio. Marcio dentro. Poi apre gli occhi di scatto, si muove e il dolore lo riporta alla realtà. Stava dormendo e non deve dormire.
Non dormire.

plic plic plic

Vuole farti a pezzi e distribuirti per la città, farà questo, perchè lui non risponderà. Perchè farlo se non vali niente? Perchè prendersi il disturbo? Infondo loro sono scappati, nemmeno azzardarsi a darti una mano, infondo..perchè farlo? E lei troverà qualcun'altro, e gli altri ti dimenticheranno, piano piano, non sarà doloroso, credimi, nemmeno te ne accorgerai. E' un po' come farsi. Inizia a odiarla quella voce, poi si rende conto che sono i suoi pensieri, è lui che parla a se stesso nella sua mente. Sta impazzendo, come sua madre, proprio uguale, assurdo vero? Quando una risata gli scivola dalle labbra fa più male di mille pugnali, ma questo non lo ferma. Ride finchè il dolore non è troppo, finchè il sangue torna a bagnargli la felpa zuppa e l'oscurità l'abbraccia.

Non dormire.

domenica 27 novembre 2016

Reborn

18 anni.
12 giorni.

Quando esce e il metallo torna nel suo cervello, gli sembra di rinascere. Il vero problema lo coglie pochi istanti dopo, quando incontra Lucky fuori dai cancelli del carcere.

Vuole tornare dentro.

Non perché gli piaccia il carcere, figuriamoci, lui odia la Sand. È perché fuori non ha nulla, perché vuole stare solo.

Strano che abbia passato la vita a rincorrere le persone e ora si ritrovi a desiderare la solitudine. Gli affetti sono per i deboli. Se vuoi bene a qualcuno hai un punto debole.

La conferma l'ha avuta poi, scritta in due occhi delusi.

Non puoi evitare di voler bene a qualcuno. Non puoi impedirti di amare, eppure mostrarlo cosa ti crea se non dolore?
Ha chiuso il cuore la sera stessa. Col volto in fiamme e il cuore rotto, seduto su un pavimento freddo e la nomea di marciume scritta in fronte.

ci si vede, Mike..

Ma lui non ne è sicuro.

venerdì 11 novembre 2016

Alleluja

 non ho paura di finire dentro, ne di invecchiarci..ho paura di uscire dopo e vedere che niente è cambiato 

Quando hanno chiuso la cella dietro di lui ha sentito il freddo entrargli nelle ossa. Eppure è caldo, lo sa. La divisa che gli hanno dato è di cotone, abbastanza morbida da sciogliergli i muscoli intirizziti dal freddo. Ha anche una coperta, sulla branda posta contro il muro. E' in fermo, infondo. Una volta dentro la Sand sarà diverso.  Chiude gli occhi e si lascia cadere su materasso sottile, la rete sotto di esso cigola rumorosamente per il peso. Acchiappa la coperta, se la stende addosso e nemmeno aspetta che chiudano le luci. Lui è già con il volto contro la parete e gli occhi socchiusi e le labbra che si muovono leggermente. Prega. Non lo faceva da che era bambino e gli riesce incredibilmente facile ritornare a farlo.

nessuno mi deve nulla « lo guarda, Maximilian, con attenzione » nessuno Max, davvero. Accetto la responsabilità delle mie azioni ed è tutto ciò che devo a me stesso 

Preme la fronte contro il muro freddo, e il fresco lo risolleva un attimo. La febbre non deve essere altissima, presto si abbasserà e il raffreddore sarà un brutto ricordo, probabilmente. La maschera gli ha chiesto se voleva un medico, ha risposto di no e ha chiesto solo la coperta. Va benissimo quella.
La voce di Maximilian gli scivola nella mente, è un po' come un veleno che entra nell'orecchio e ti uccide di nascosto. Sa che ha ragione, vorrebbe seguirlo, e invece alla fine fa tutto il contrario.

 alle volte una cosa è sbagliata..è..« si schiarisce la voce »terribile..ma si è costretti a farla per qualcun'altro sai?...non dico che è normale, non dico che è giusto, dico che faresti la stessa cosa anche tu probabilmente 

Cosa c'è di più terribile che tradire se stesso? Quanto si farà? Forse niente. Una vocina nella sua testa gli sussurra che magari non troveranno il corpo, le accuse cadranno, si sta facendo problemi per niente. Scaccia il pensiero e resta li, a fissare il muro. Ha bisogno della Sand. Ha tentennato. Se avesse ascoltato Maximilian fino in fondo, se avesse accettato la sua muta richiesta, la richiesta di se stesso, della sua anima che urlava. Se avesse accettato davvero di smettere di essere l'uomo che ha ucciso suo padre, cosa sarebbe successo?

 Lo vorrei davvero, ma ferisce troppe persone a cui voglio bene 

Forse una soltanto. Una a cui vuole talmente bene da rinunciare alla sua stessa vita. Perchè chi meglio di se stesso può capire quando stai per crollare? Chi meglio di lui può fermare il crollo prima che sia definitivo? Sarà doloroso, sarà terribile. Sta dicendo addio a se stesso, e lo sente dentro di se. 

io ti voglio bene Max « annuisce lentamente, osservandolo » so..so che non sarei solo « stira le labbra in un sorriso mesto, ma scuote la testa subito dopo » e..« china il capo, guarda le proprie scarpe » penso che per la prima volta nella mia vita, non stia pensando a me « torna a guardarlo. Stringe le labbra e gonfia il petto profondamente. Infine scuote solo il capo » non hai risposto alla mia domanda. Vuoi arrestarmi Maximilian Lee? O posso andare via?

Tiene la fronte contro il muro, trema leggermente e reprime un singhiozzo arrotolandosi sotto le coperte. Gli occhi stretti, il volto della donna stampato dietro le palpebre, che lo guarda, che lo prega. Fisserà quel volto per sempre, o per lo meno finchè smetterà di fare male. Ne è consapevole e spera che non duri poi così tanto. 

per lei sarà solo qualche giorno « annuisce » lo sarà anche per te, quindi non ti preoccupare ok Max? 

E poi sarà pronto ad uccidere ancora suo padre.

giovedì 10 novembre 2016

Era solo una drogata del cazzo

«NON PARLO non parlo non vi ho mai visti non vi ho mai visti NON E' SUCCESSO NULLA OH DIO DIO TI PREGO NULLA NON E' SUCCESSO NULLA---»

 Ho capito. HO CAPITO! «questa volta è lui ad urlare, un po' a se stesso, un po' a tutti quelli che parlano, lo sguardo sale a cercare quello della donna e dopo un profondo respiro annuisce» durerà un attimo, poi non senti più nulla. E' un po' come farsi, ok? 

mercoledì 9 novembre 2016

good job kiddow.

Philadelphia, 02.03.2009

Lui davvero crede alle parole del padre della sera prima. Quando ancora non era ubriaco, quando ancora non aveva litigato con la mamma per l'ennesima dose che lei aveva fregato dalla tasca del cappotto.
Lui davvero ci credeva.
Per cui la mattina del suo quinto compleanno Mihael McRush si è svegliato all'alba, ha indossato i suoi pantaloni preferiti e la maglietta rossa e verde. Ha preparato lo zaino e ci ha messo mezz'ora prima di riuscire ad allacciare le scarpe come si deve, ma da bravo bambino non ha chiesto aiuto a nessuno, ha fatto i fiocchi ad entrambe le scarpe e li ha fissati pieno di orgoglio infantile, sorridendo felice. 
Lui crede davvero alle parole di suo padre, perchè non potrebbe fare altrimenti, perchè è il suo eroe, perchè lui dice sempre la verità. Quindi scende di fretta le scale che portano al piano inferiore, trascinandosi dietro lo zainetto mezzo vuoto e si ferma proprio davanti alla porta della sala, rimanendo li, in piedi, confuso.

Suo padre è sopra la mamma, ha il volto rosso di rabbia e le mani che premono contro il petto della donna. Sono colpi, veloci, di tanto in tanto si ferma e controlla il collo della donna, scuote il capo e si china su di lei per soffiarle aria nei polmoni. La sta rianimando, ma Mike è troppo piccolo per capirlo.

Mike! Chiama il 911, ADESSO. Mi hai sentito? ORA.

Lui non saprebbe nemmeno cosa dire, ma annuisce e lascia cadere lo zaino per correre al telefono e fare come gli urla il padre. Quando tutto finisce, quando l'ambulanza porta via sua madre e lui e papà restano in casa da soli, Paul si volta verso suo figlio e per una volta la mano non si posa su di lui per strattonarlo. Le dita si infilano tra i capelli rossi, in una vaga carezza che diventa un veloce abbraccio.

Sei stato bravo. Bravo figliolo.

Mihael non si azzarda ad abbracciarlo, ha paura di spezzare qualcosa, ma gli va bene così. Annuisce soltanto e tira su con il naso, scacciando le lacrime ai lati degli occhi. Il resto della giornata prosegue tra l'ospedale e casa, suo padre compra persino un muffin, ci piazza vicino lo zippo e gli dice di soffiare per spegnere la fiamma, gli fa assaggiare la birra per la prima volta, lo incoraggia dicendo che è diventato finalmente un uomo. 
Non sono andati allo zoo come aveva promesso, ma Mihael non glielo ricorda nemmeno, a lui va bene così.

Due giorni dopo, quando viene nuovamente chiuso nell'armadio da un padre ubriaco che gli ha appena fatto un occhio nero, lui pensa soltanto alle sue parole il giorno del suo compleanno, ricacciando le lacrime nel buio. 

Sei stato bravo. Bravo figliolo.

lunedì 7 novembre 2016

My biggest enemy is...

Junior non c'è, ha controllato in casa, girato per le stanze in silenzio, con le mani in tasca, appoggiandosi sulla cornice della porta, a guardare l'armadio senza porta, sul fondo della sua vecchia camera da letto e l'adesivo appiccicato contro il legno. Qualche istante di troppo a perdersi in pensieri che ha scacciato con una smorfia, prima di scendere le scale e arrivare davanti alla porta nascosta. Le dita hanno accarezzato il bordo della carta da parati ritagliata ad hoc e con la forza del pensiero ha fatto semplicemente scattare il meccanismo, aprire la porta. Ora si ritrova seduto al tavolo marcio che ha recuperato dalla cucina, quello dove la madre tagliava la coca, il padre rompeva le bottiglie e lui farciva i panini di burro d'arachidi e marmellata. E' un tavolo pieno di orrore e di vita, puzza di muffa, e si è appoggiato ad esso, con la macchinetta per fare tatuaggi che vibra, soffocata dal suono che proviene dalle cuffiette che si è infilato, la musica così alta che si sente anche esternamente.
L'ago entra nella pelle, disegna linee scure sulla pelle, linee che non andranno via mai. La destra si muove abile, la sinistra resta distesa. E' questione di poco e posa la macchinetta con un sospiro, togliendosi la sigaretta ormai finita dalle labbra, schiacciandola contro il legno del tavolo, incurante, accanto a mille e più bruciature.

ROTTEN

Giusto per ricordarmelo, sai..se mi vengono altre idee sceme.

Lo dice ad alta voce, mentre si toglie le cuffiette, abbandonate a sparare musica nel vuoto, e non più dentro le sue orecchie. Guarda il tatuaggio e piega il capo verso destra, alza gli occhi sul muro poco lontano, ha l'occhio abbastanza allenato per poter vedere la foto attaccata al muro grazie ad una moneta modellata per sembrare un chiodo. Guarda la foto e allunga le gambe lasciando scivolare il sedere sul legno della sedia.

Sai pa', mi fa schifo il baseball, ma non c'avevo le palle per dirtelo.

Alza il mento, reprime una mezza risata amara, recupera un'altra sigaretta e la accende, la testa piegata in avanti, un ciuffo di capelli che gli sfiora la fronte.
E l'idea di stare diventando un po' come sua madre, un po' più pazzo ogni giorno di più.


sabato 22 ottobre 2016

Fuck You

Non dirle che sono in fermo, non voglio si preoccupi.

La cella è fredda. Registra questa piccola informazione quando si ritrova sulla branda nell'angolo esterno. E' fredda, nel letto con Junior si sta più caldi.
Non dovrebbe pensare a lei in un posto come quello, non dovrebbe proprio pensare, una parte di lui cerca di scappare dall'idea di essere finito dentro al building per una cavolata fatta senza pensare. Una ragazzata. Quando ha sentito il direttore Parker dire che poteva dirgli che lo aveva fatto di proposito, come vendetta per il commesso, era tentato di dire la verità, solo per provare a sentire cosa si prova a dirla, ogni tanto.
Poi si è ricordato di Max accanto a se e ha optato per la bugia, sempre e comunque.
Gratta con l'indice la pelle sotto la manetta, e sospira mentre fissa il soffitto. Chiude gli occhi e cerca di riportare alla mente il peso del corpo di Junior accanto al suo, il profumo..beh, non riporta in mente tutto. Non è solo in quella cella.

Fanculo.

Ma lo dice a se stesso. Perchè è un codardo, fondamentalmente, perchè sta combinando un casino dietro l'altro. Perchè è stanco.
Le parole di Maximilian gli rimbombano nella testa, come un macigno che si schianta contro il cervello. Non è mai stato bravo con le parole, lui, non ha mai davvero capito come qualcuno possa ferire qualcun'altro con una parola. Nonostante gli sia successo molte volte.

C'è ancora gente disposta a credere in te, Mihael, come hai visto. Cogli questa occasione per rendermi fiero di te.

Voleva urlare. Gridare in faccia a Max che no, non dovrebbero credergli. Che è un bugiardo, che spaccia, che fa parte del Syndicate, che voleva ammazzare Sydney, che era d'accordo con Leonard, che è sempre stato d'accordo con lui. Che lo sarà sempre.
Ma si è limitato a sorridere e annuire, dicendo che si, ce l'avrebbe fatta. Avrebbe colto l'occasione.
Non è vero. Fissa il soffitto della cella e pensa che probabilmente non c'è modo per lui di rendere fiero uno come Maximilian.
Non c'è modo per lui di rendere fiero nessuno.

Vaffanculo Mike

domenica 9 ottobre 2016

House Day #1

Il momento migliore è stato quando ha scardinato la porta dell'armadio. Una di quelle porte di legno a soffietto, che bastava poco per poterla aprire. L'ha tirata finchè non ha sentito i cardini piegarsi, poi si è concentrato sul metallo e li ha sganciati, ritrovandosi con il legno tra le mani. Sta ristrutturando la casa, la mette in ordine per permettere a Junior di non continuare a dormire sul materasso nel centro della stanza, perchè d'improvviso una cosa tanto normale gli è parsa fin troppo brutta.
Si è chinato davanti all'armadio aperto e ha sfiorato i segni delle unghie vicino al muro, li dove la porta si chiudeva. Per un attimo ha ricordato le notti passate li dentro, con la fame e la paura a fare da padroni. Per un attimo si è lasciato andare ai ricordi e poi ha scosso la testa e ha staccato le mensole.
Distruggere per dare nuova vita, è stato complesso con le scale, ha dovuto pagare qualcuno per renderle calpestabili, così come ha dovuto chiamare un idraulico, un elettricista, dei muratori...
Gli è costata, quella casa, non tanto comprarla -no, quello è stato nulla- quanto il renderla abitabile, togliere gli animali dai muri, aggiustare le tubature, la corrente elettrica. Sono stati lavori complessi, ma ora non ha paura che il tetto gli cada in testa.
La porta della cantina l'ha resa normale, gli oggetti li ha nascosti, il tempo di finire i lavori e poi ha ritrasformato il suo piccolo covo, ha eliminato la maniglia della porta, ha aggiustato il suo piccolo angolo di pace.
Non l'ha nemmeno detto a Junior, un giorno le verrà il dubbio, probabilmente e lui le spiegherà tutto.

Per ora se ne sta seduto, nel centro di quella che era la sua camera, terribilmente vuota e al tempo stesso incredibilmente piena. Così piena da farlo soffocare e impedirgli di respirare. Sente pianti di neonato se chiude gli occhi, passi pesanti quando c'è troppo silenzio, respiri soffocati da cuscini troppo leggeri.
Ha scardinato la porta dell'armadio perchè era convinto di sentire grattare e poi si è dato dello stupido.

Sono solo fantasmi di una vita passata. E' una vita stupida, che è morta..
E' tutto morto.

Ma poi entra lei, con una piantina in mano, e lui si ritrova a guardarla, restando seduto, a chiedersi che diamine vuole farci, finchè non la vede posarla sul davanzale ed esclamare che è simbolo della nuova vita nella casa.
Confuso e disorientato allunga le dita e stringe la mano piccola di lei, si fa aiutare ad alzarsi, la segue al piano di sotto dove lo aspetta, forse, una colazione.
E si chiede se lei sapesse.
Se si sia resa conto di ciò che ha fatto.

Di come con due parole e un gesto sia riuscita a scacciare anni di fantasmi e paure.
Con una piantina ed un sorriso.


martedì 27 settembre 2016

Sto bene. Starò bene.

Quando la porta del bagno si chiude, lui si stringe nelle spalle e si curva in avanti posando le braccia sulle ginocchia piegate. I piedi che premono contro il materasso e gli occhi persi tra le lenzuola. Non sa nemmeno quando ha acceso la sigaretta, forse mentre lei zompettava intorno al letto, forse mentre ancora dormiva? Fissa la carta trasformarsi in cenere e soffia il fumo dalle narici sospirando subito dopo. La mano sinistra si strofina contro il coppino, i capelli corti che frizionano contro la pelle pizzicando anche un po'.
Non è che non si senta davvero soddisfatto, infondo anche se non si va fino in fondo a lui va bene, l'importante è stare con lei e questo gli basta. Per ora gli basta.
Il problema è quell'anello che continua a portare al dito, che rigira tra i polpastrelli con fare distratto e occhio assente. Dovrebbe toglierlo. Non ci riesce.

Tienilo, e quando farai sesso con qualcuno, che sia uomo o donna, pensa a me.

E non vuole farlo, ma lo fa. Non è un pensiero razionale, gli arriva come una stilettata al cuore che lo blocca, lo fa indietreggiare e smettere. E dopo non c'è più niente che lo smuova.
Ama troppo Junior per permettersi di toccarla o baciarla mentre pensa a qualcuno altro. Anche se non è colpa sua.

Anche se è il tarlo di una mente malata.

Stringe i denti e alza le mani, la sigaretta dondola tra indice e medio, il filtro strofina contro la sua fronte mentre si strofina le dita contro la pelle del volto, cercando un risveglio.
Lunghi istanti in cui si concentra sul rumore dell'acqua, sul profumo di lei mescolato a quello del fumo, sulle lenzuola pulite e la stoffa contro la pelle. Quando apre gli occhi lei sta uscendo dal bagno, la sigaretta sta per bruciargli le dita e non si ricorda nemmeno se ha respirato o no.

Hey..

Il sorriso sulle labbra e lo sguardo su di lei, una mano si allunga a spegnere il mozzicone fumato dal vento dentro il posacenere, l'altra si allunga invece verso di lei, la avvicina al letto, le chiede di sdraiarsi accanto a lui e prima di abbracciarla si ferma, resta immobile e infine sospira.

Aspetta.

Toglie l'anello posandolo sul comodino, accanto al posacenere troppo pieno, tra due bustine di coca sigillate.

Per stanotte, solo per stanotte, i demoni lasciamoli lontani da noi.

martedì 20 settembre 2016

Nessuno

Quando entra nella vecchia baracca dal tetto rosso il mugolio di una donna stesa sul letto in un angolino lo fa voltare. Si avvicina a Miriham con fare stanco, sedendosi sul materasso con il cigolio sinistro che gli fa drizzare la schiena

Sono passati due giorni
Scusa...lo so, ti ho portato la roba.

La bustina viene posata sul comodino, sente la madre voltarsi, strusciare leggermente contro di lui, vedere l'anello nuovo al dito.

Cos'è?

Il silenzio regna nella baracca, guarda la propria mano senza nemmeno vederla sul serio.

Ho incontrato una tipa dei piani alti, gli sono piaciuto, me l'ha regalato.

Mai spiegazione è stata più controllata e veloce, secca, sterile.

Sai che puoi dirmi tutto, vero pulcino?
Lo so. È tutto qui credimi ma', magari è una cosa buona, magari vuol dire che posso fare carriera no? Guadagnare di più..

Le braccia della madre si spostano, agganciandosi al suo busto vanno ad abbracciarlo nonostante resti sdraiata nel suo letto.

Sei diverso Mike, tesoro, cosa succede?
Nulla ma', tranquilla davvero.. lo sai che ho questa..ragazza e, ecco ci sono un sacco di cose con il lavoro e ... Sai no?

Un sospiro, la pressione delle sue braccia lo porta a stendersi, posa il fianco sul materasso cigolante e si lascia abbracciare dalla madre mentre guarda il vuoto avanti a se.

E poi c'è la questione dei mutanti e la storia dell'alcool...Lo Sai No?
Lo so, ma so anche che c'è dell'altro. Se non vuoi dirmelo è ok tesoro, io ti capisco..non preoccuparti pulcino. Ora dormi, mamma è con te.

Si sente accarezzare i capelli e chiude gli occhi. Inspira profondamente e resta in silenzio per un po' prima di sospirare.

Sono incastrato, non so più cosa è giusto e cosa no, non so più se quello che faccio è quello che voglio, non so più se morirò o no..e se mai dovesse succedere so già cosa sentirei perché sono morto..sono morto e non c'era nessuno, e stavo per accettare l'offerta di quella tipa..lo stavo accettando ma', anche se sapevo che sarei morto con lei. Sarei morto solo. Senza nessuno vicino.
Non c'è mai nessuno.

Ma la madre non risponde, lo abbraccia soltanto canticchiando qualche ninnananna in tedesco, ignorando lo sguardo vuoto e lucido del figlio.

martedì 6 settembre 2016

la M

Sai, tuo padre sapeva fare quelle diavolerie no? Una volta ha spaccato un cassonetto in faccia a Ivan il pazzo, quello con un occhio cieco..lo ricordi? Ah, no, ovvio che non lo ricordi, eri un cazzo di moccioso Mike, già tanto se riuscivi a dire il tuo nome senza annodarti la lingua, tua madre all'epoca era un pezzo di gnocca che..cioè, non che adesso non sia un gran pezzo di gnocca, ma sai, quindici anni fa era davvero figa, due cosce da paura, sempre aperte. Non che sia una puttana, ovviamente non volevo dire questo io..
 Si ho capito zio Mal, ma stavi parlando di mio padre, no?
Si, sapeva fare qualche trucchetto, ora non sono uno esperto, non so che cazzo faceva, ma divertiva un sacco. Così l'altro giorno che leggevo il giornale ho pensato, cazzo, forse era mutante e non si è mai registrato, così si spiegherebbe il problema tuo.
Non ho problemi zio.
C'hai il codice sul documento Mike, c'hai un problema e basta. Magari qua no, qua se ne fregano, puoi anche avere il becco di gallina, basta che paghi o dai il culo e North Town ti accoglie a braccia aperte..ma fuori dal quartiere c'hai un problema Mike.
Mal, non c'ho un tatuaggio in fronte che..
Sai quanto manca prima che li facciano fare? Un bel marchio a fuoco sulla guancia, una M di mutante, eh? Sarebbe figo, sta bene anche con il tuo nome. Ascolta me bambino, copriti il culo. Non andare in giro fuori dal quartiere, o se lo fai tieniti pronto a fuggire gambe in spalla. Non mi piace manco un po' sta situazione, sicuro come il mio fegato marcio, ci scoppia la guerra.
Tu non sei mutante zio, perchè mi dici ste cose? Mh?
Perchè tuo padre era come un fratello Mike, perchè quel cazzo di cassonetto lo spaccò in faccia a Ivan per aiutare me. Fanculo quello che dicono nei piani alti Mike, tuo padre c'aveva un sacco di problemi, ma proprio tanti, era un pezzo di merda violento, un ubriacone e quello che ti pare. Ma lo sono pure gli umani no? Lo sono pure io.
Fanculo zio Mal. Non avrei mai pensato di scoprire che eri uno..
come si chiama il contrario di razzista?
Cazzo ne so. Ora cammina che cerco di comprarti una birra e andiamo a mangiare qualcosa.

venerdì 19 agosto 2016

Free bird

Ho aspettato cinque anni per potertelo dire, e nella mia testa, lo giuro, te lo dicevo ogni istante che chiudevo gli occhi. Ogni respiro della mia vita.

Ti amo.


Ti prego non lasciarmi mai più, perchè sei la speranza che mi tiene ancora legato al mondo.

Rialzati

Non sei il primo finito qui dentro, non sei l'unico, non sei l'ultimo. Io forse non ci sono finito, ma conosco il dolore, la sofferenza e la disperazione meglio di quanto tu creda, però quando si finisce a terra bisogna rialzarsi, ragazzo! «E' intenso nel parlargli, prende il fiato con aria stressata, dando un'altra botta al vetro virtuale col palmo aperto - il rumore della fede cozza particolarmente fastidioso.» Non ci si può fermare. Non si può rimanere a terra, devi tirarti su, rimettere assieme i pezzi e ricominciare. Lavorare di più, capire cosa ti ha fatto finire a terra e fare in modo che non si ripeta. Si matura, si cresce e si va avanti, Mike, perchè la vita è fatta di questo. E' fatta di gente ed eventi che ti spingono a terra, e tu puoi solo scegliere se strisciare o rialzarti e se strisci sei un debole, non nel fisico, ma dentro la testa. «Si scosta dal vetro, con una smorfia.» Tieni a mente le mie, di parole, visto che scordarle è così difficile: tu hai potere sulla tua testa. Tu hai potere su te stesso. Gli altri hanno su di te solo il potere che tu dai loro- perchè l'unico che può influenzare davvero chi sei o cosa fai sei tu. E stai male se scegli di stare male, di non reagire. Quindi piantala immediatamente di farlo, e reagisci. Te lo dico come lo direi a un figlio. «Accorato, qui, intenso, incalzante. Prende fiato mentre il rosso prosegue su Sydney, e il capo si scuote alla domanda in coda.» Tu non lo sai se l'ha detto per farti male. Non lo sai, perchè non sei nella sua testa. «Solo afferma, secco. E quando viene menzionato il nome di Junior, accenna un assenso leggero.» Sta bene, ed è al sicuro. E aspetta te per ricominciare. 
 E quando torna in cella per un attimo ci crede, seduto sul letto dalle lenzuola ruvide, con lo sguardo perso contro il muro, crede intensamente alle parole di Maximilian Lee.

Il cuore che si strappa nel petto.

Non sono tuo fratello. Non lo sono, e non voglio esserlo. E se vuoi diventare come lui, bene. Spero che creperete da soli, spero di farvi molto più male di quanto dici che gli ho fatto. E fagli i miei complimenti per avermi fatto diventare così, quando lo vedi. «sembra pensarci un attimo, e poi sputa contro il vetro. Giusto per giocarsi la possibilità di tornare a fare visita a qualcuno in sandman machine, magari.» Non sono tuo fratello. Era solo una bugia.

Oltre il vetro

Ti amo.


giovedì 11 agosto 2016

Flash

Quando il fulmine lo colpisce non può fare a meno di accasciarsi a terra, nessun urlo, non riesce, i polmoni e la gola sono bloccati dalla scarica che ha irrigidito tutti i muscoli del corpo, contraendoli in spasmi impossibili da controllare.

Ti romperò le palle, andremo a prenderci una birra allo Sham

Il contatto con l'asfalto lo riscuote, sente dolore e bruciore ovunque, ma ha la forza di alzare la testa e affrontare la maschera che si avvicina a lui. Stringe i denti e li mostra come un cane rabbioso.

Mike.
Ci andremo a vedere le fighe al bunny..

L'ansia di Icy lo coglie d'improvviso, si volta a guardarla per controllare il suo stato e le mani tremano quando incontra il volto contratto e il respiro corto.

Mike..Mike.
 non ci stai solo, e la vita ce l'hai, e non rompi le cazzo di palle. Aspetta solo di uscire da qua e mi darai una mano con sto cazzo di potere, si va al margine di north e si fanno le prove, che con te posso e cazzo..

Il primo pugno lo fa crollare, le mani impattano contro l'asfalto e sente i polpastrelli bruciare al solo contatto, lui brucia, tutto in lui lo ustiona.
Sente Icy parlare, ma non capisce cosa dice, il suo corpo reagisce automaticamente alla minaccia, assorbe ciò che può, lo trascina a se in un accumulo energetico pronto ad essere sparato contro chi lo sta aggredendo.

Mike! Che fai, cerchi di consolarmi?
Non c'ho interesse a consolarti cazzone..non c'è bisogno, stai felice di tuo, ti ricordavo solo che c'hai impegni uguale, ecco tutto 

Il pugno di Fenrir gli impedisce di riuscire nell'attacco, sente il naso spezzarsi sotto la potenza delle nocche del semidio, il sangue inonda la bocca, la nausea gli rapisce lo stomaco ed è una fortuna che il cervello si spenga e lo svenimento è accolto con gioia.

Impegni cancellati.

giovedì 28 luglio 2016

Booom

La notte puzza ancora di bruciato, o è il suo naso. Ha provato a lavarsi nel lavandino, ma alla fine si è limitato alla faccia e null'altro. Ha bevuto con Leonard, e al terzo bicchiere aveva già gli occhi calanti. Ha urlato quasi tutto il tempo, incapace di sentire sopra il boato di quella esplosione così vicina. 

Una dannata ombra. Sempre ombre.

Ora si trova nella cella del Lair, schiena curva e sguardo basso sul pavimento grigio. Non si cambia nemmeno, d'improvviso fissare le sbarre diventa una abitudine ritrovata.
Si fissa le mani, le braccia impolverate e le alza a coprirsi il volto, restando fermo, silenzioso.

Terribile come il primo desiderio fosse di correre a casa, di chiamare Leonard.

Tu ci stavi, e mi stavi a tradire.

Chiude gli occhi, il rumore rombante dell'esplosione è ancora nelle sue orecchie, ci mette un po' ad addormentarsi e solo quando è ormai il mattino si sveglia madido di sudore per l'ennesimo incubo della sua vita.

sabato 23 luglio 2016

Frog


Quando avevo sei anni trovai una ranocchia nel giardino fuori casa. Era piccola e a aveva una zampa tutta storta, gracchiava spaventata e io mi ci affezionai. La presi con me, viveva dentro una scatola sotto il mio letto, gli davo da mangiare e la curavo.  
Era il mio migliore amico, e lo fu per dieci bellissimi giorni.
Un giorno mentre rientravo in casa con le mani piene di mosche morte, mio padre si parò davanti a me. Non disse molto, solo che aveva capito cosa stavo nascondendo e che se ne sarebbe occupato.
Non voleva animali in casa.
Salii le scale fino in camera mia, chiusi la porta alle mie spalle e tirai fuori lo scatolo da sotto il letto. La ranocchia gracchiava ancora, sembrava quasi felice di vedermi, fu in quel momento che presi la decisione.
La uccisi buttandola giu dalla finestra, era un modo veloce, era giusto che fossi io. Era giusto che morisse con una persona che gli voleva davvero bene vicino.
Pensai la stessa cosa quando la sera stessa mio padre fu ammazzato di botte.
Quando tutto è finito posso ripensare a Syd che ci tagliavo i capelli in bagno, o al cibo schifoso che però a me piaceva. Ci penso dopo a quanto ci voglio bene e al fatto che è come se fosse mio fratello, che praticamente lo è e che ne sto perdendo un altro e non ci posso fare nulla.

Perchè se ci penso adesso ho solo voglia di urlare e non è una cosa buona.

lunedì 18 luglio 2016

Ti ...

sei..sei uguale a mia madre, scompari nel nulla senza dirmi nulla, ti cerco per mesi e poi quando..quando penso di non rivederti mai più riappari..« sbatte le palpebre, continua a fissarla e scuote piano la testa » e sono incazzato nero, e ti urlo contro« stringe appena gli occhi lucidi » Ti odio per quello che hai fatto..per come sono stato e per ciò che mi hai fatto passare, ti odio per avermi abbandonato « annuisce, lento e infine gonfia il petto » e ti odio soprattutto perchè non ho mai smesso di pensarti e di sperare di vederti tornare..perchè ti voglio bene..« tira su con il naso, abbassa il capo, guarda verso il basso, sicuramente non il suo volto, scuote la testa » perchè penso che ti amo. E sei una stronza, e odio te e odio me..e..non riesco comunque a non essere felice che sei tornata

Passa la notte stringendola al petto, con la maglia che si bagna delle lacrime di una gattina, mentre la mano non smetterà mai di accarezzarla.

Io sono qui. Tu sei qui.

Kitty

Il foglietto sulla finestra che ha chiuso da qualche giorno.
Il foglietto accartocciato che poteva anche non vedere, li, in bilico sul davanzale, pronto a scivolare nel vuoto alla prima folata di vento.

Poteva non trovarlo.

Stringendo tra le dita il foglietto ha sentito il cuore fermarsi, stringersi e sussultare.
Guardando il disegno ha sentito l'anima urlare di indignazione, e il cuore piangere di gioia.
Leggendo la filigrana della carta ha sentito le gambe muoversi da sole, spingerlo ad uscire e buttarsi nella notte.

Ha lasciato il foglio accartocciato sul letto, una mano che accarezza un gattino grezzamente disegnato su di esso.

E non si è nemmeno accorto di aver passato ore sul letto a fissarlo.

giovedì 14 luglio 2016

we ALL go to hell


Posso riprendere il mio giro ora?

mercoledì 13 luglio 2016

Mama i just kill a man



È già notte fonda quando apre la porta di metallo della vecchia baracca con il tetto rosso. Per un po' ha pensato di passare oltre e di andare a casa, è rimasto lì a fissare la porta della baracca con sguardo lontano e ha ripensato alla discussione con il nonno.

Io non ho paura.

Il buio della baracca lo avvolge, vorrebbe chiudere gli occhi per evitare altri casini, ma alla fine decide di lasciar correre e inspira profondamente cercando a tentoni un mobile adatto a dargli un minimo di orientamento 

Lui dice che è ok a morire..

Il respiro corto, sente la caviglia fredda di sua madre sotto il polpastrello, il cuore si ferma e poi torna a battere quando la sente muoversi sotto le dita, disturbata dal tocco.

Non posso evitarti, viviamo nella stessa casa! O vuoi buttarmi fuori?

Inspira e si sposta, sale sul letto della madre camminando a gattoni sul materasso, si lascia cadere sul lato e sospira profondamente mentre sente la madre rigirarsi nel letto e chiedere chi è.
Il puzzo di sigarette e alcool lo fa sentire a casa, chiude gli occhi.

Mike, mamma..Sono Mike, posso dormire con te stanotte?

Si volta verso la donna e la abbraccia in silenzio, nasconde il volto tra i suoi capelli e la stringe un po' di più, forse troppo..tanto da essere costretto ad allentare la presa alla sua protesta.
Non dormirà stanotte.

Lo ami ancora?

venerdì 8 luglio 2016

The Road

E fare fuori me o qualcun altro non dovrebbe farti troppa differenza, è la strada che hai scelto, Mike. Portala avanti, senza rancore.

Non ho rancore, non ho paura..l'ho capito Syd, qual'è la mia strada dico..lo so che è questa e non ho intenzione di tirarmi indietro, non più, ma non puoi chiedermi di mettere sullo stesso livello la tua morte con quella di chiunque altro 

Perchè se ti becco..poi dovrò farti fuori. E non so se potrei ripigliarmi da quello

Extremely Loud and Incredibly Close

Con..me? Posso Crederti?

Disinfetta con attenzione maniacale, il batuffolo di cotone che scivola sulla pelle con delicatezza eccessiva. Recupera i bendaggi e sfiora con le dita la mano bianca, saggia con esse la consistenza morbida della sua carne mentre fascia il polso.

Più...in fondo
Non..

Sente ancora caldo, ha ancora il volto arrossato fino alla punta delle orecchie, il respiro che si sta regolarizzando solo adesso. Non parla, le labbra serrate e le mani che ancora tremano leggermente. Chiude la fasciatura spingendo leggermente il dito contro il dorso del polso e si china in avanti, ha ancora il corpo nudo, ma gli sembra di dover fare una nuova doccia. Alza lo sguardo su di lei, posa gli occhi sul suo volto e sorride lievemente per poi darle un bacio sul palmo della mano.

Non voglio che te ne vai...non voglio essere solo.


giovedì 7 luglio 2016

Jail Bird



C'è la sveglia.
Un suono che entra nelle orecchie e ti scuote, forte e assordante, abbastanza da permettere che tutti la sentano.
La prima volta che sente la sveglia le mani scivolano sulle orecchie, premono per renderlo sordo e nella sua testa si chiede come sia possibile sentire le mani contro le orecchie se quelle non sono davvero le sue orecchie, ma solo il sogno di esse.

La testa gira.

Quando la porta della cella si apre e tutto quel bianco lascia il posto al grigio, si rende conto di quanto la situazione sia reale, fin troppo reale.
Dolorosamente reale.

Carne fresca

Lo grida qualcuno durante la mensa, lui ignora e riga dritto, punta ad un tavolo qualsiasi, si siede e sa dallo sguardo di quelli che lo affiancano che non sarà facile andare avanti in quella situazione. Lo capisce quando apre bocca e dice una delle sue cavolate.

Non è più in famiglia.

La prima volta dentro la doccia ha il sapore del sangue sulla lingua. Il dolore delle mattonelle fredde contro lo zigomo, e da qualche parte, estraniato dal mondo, si chiede se per caso il dolore è causato dal cazzotto di Rebecca, se nel mondo reale lo stanno curando.

E quando tutto è finito resta solo il gocciolio del rubinetto.

La prima volta in infermeria il silenzio è suo compagno, lo abbraccia e lo completa e lui vi si appiglia con le unghie e con i denti il più possibile.
Sfrutta ogni istante di isolamento, raccoglie le forze, ragiona, si adatta per sopravvivere.

Ha otto anni ed entra nella tana del lupo.

La prima volta che gli propongono il corso fissa l'uomo che l'ha accolto con sguardo nervoso. Ha incontrato Maximilian pochi giorni prima, o erano mesi? Appena uscito dall'infermeria, ancora spaventato. Ora è un uomo nuovo, diverso, più silenzioso e riflessivo. Fissa l'uomo dietro la scrivania e si chiede se è finto o è vero, se i dipendenti del carcere virtuale sono collegati anche loro alla macchina, o sono un insieme di dati.

Ma accetta la proposta.

La prima volta che incontra Sydney ha un tuffo al cuore, è la prima volta che abbraccia qualcuno da quando è entrato dentro la Sand. Affonda il volto contro la sua spalla e lo stringe talmente forte da rischiare di fargli male, e dopo lo spintona, arrabbiato. Non dovrebbe essere li.

Ed è così grato che invece ci sia.

La prima volta, dopo la Sand, che sente il ferro ha un colpo al cuore. L'emozione è tale che gli sembra di svenire, le dita tremano e le mani vibrano mentre ogni piccolo millimetro metallico entra nella sua testa ed è come un abbraccio materno, è la sensazione di non essere più solo, di fare nuovamente parte di qualcosa di più grande. Chiede di essere lasciato solo alcuni istanti. Si siede su una panca e semplicemente scoppia a piangere.

Sono stati solo due giorni.
Ma ancora aspetta la sveglia.

sabato 2 luglio 2016

Broken Heart

Force Building - Celle - 18:00

Mentre il medico preme con le dita sulla pelle gonfia, lui chiude gli occhi e serra le labbra, muto e nervoso. Il male c'è, forte, preme contro la pelle e gli urla nella testa, ha gli occhi gonfi di pianto, ma anche se se ne è accorto il medico non dice nulla.

Ha una frattura orbitozigomatica, bisogna portarlo in ospedale 

E ancora, lui resta fermo a guardare con occhio spento avanti a se. Le parole di Rebecca bruciano più del taglio sulla pelle bianca bagnato dalle lacrime, l'assenza del potere lo rende isolato, mai come in questo momento si sente solo

Ma tu sei qui e loro sono la fuori!

Le mani stringono la stoffa dei pantaloni, le unghie premono attraverso essa per segnare la pelle delle ginocchia e resta impassibile e fermo mentre la guardia lo tiene a distanza dal medico che si alza, non risponde al saluto, ne ricambia il lungo sguardo che l'uomo gli scocca, resta stoicamente a osservare il muro avanti a se fintanto che non sente chiudersi la cella e solo in quel momento abbassa lo sguardo.

Sono IO che mi sono fatto beccare, IO mi devo pigliare le conseguenze delle cazzate che faccio

Inspira profondamente, caccia i pensieri più lontano possibile, chiude il cuore, chiude la mente chiude tutto quanto e cerca di ignorare quanto è avvenuto.
Gli si prospetta davanti qualcosa di pesante, non può arrischiarsi di partire svantaggiato da subito, non può e non vuole.

NON SONO IL TUO CAZZO DI FRATELLO

Si strofina una mano sul volto, stropiccia l'occhio sano e cerca di aprire l'altro, ma il gonfiore è troppo avanzato e a mal la pena riesce a vederci. Inspira profondamente e si guarda intorno, ancora pochi minuti e verranno a prenderlo per portarlo all'ospedale, lo sa e non sembra importargli davvero.

Scusa « mormorato in direzione della donna, che lei senta o no, a lui non pare interessare » Scusa se sono stato una delusione  

Tira su con il naso, raddrizza la schiena e la appoggia al muro, guarda avanti a se e scaccia ogni espressione dalla sua faccia, torna bambino, ha di nuovo sei anni e suo padre l'ha chiuso nello stanzino, ha sei anni e gli occhi rossi, lo zigomo gonfio e il sapore di sangue in bocca. Ha sei anni e non ha paura.

Fuck you

Ha vent'anni e qualcosa che nemmeno ricordava più di avere si rompe un po' di più.

 

sabato 4 giugno 2016

Shadows

sto sempre con il nonno perchè mi piace che c'ho qualcuno di grosso a cui chiedere consigli « sorride leggermente » come facevo con mio padre, uno di quelli da ascoltare, che c'hanno tipo una saggezza infinita
Torna a casa e butta lo zaino a terra, alzando poi le braccia verso l'alto. lo sbadiglio lo riscuote e stringe gli occhi con forza mentre si toglie le scarpe, camminando. Scarpe che lascia abbandonate nel mezzo del corridoio, davanti alla propria stanza.
certo che mi piacciono i cimiteri, quando è l'anniversario della morte di pa' ci passo la notte.
Chiude la porta alle spalle, si toglie la maglia buttandola a terra e slaccia i jeans con una flemma e noia eccessive. La mano finisce nelle mutande solo quando i pantaloni sono ormai alle caviglie, tira fuori un paio di bustine trasparenti e le lancia sul comodino, sbadigliando ancora.

parlare con pa'? « inspira profondamente » io..ahn..non..non so se..non so che potrebbe dirmi
e ..tu come pensi che posso fare?
 Le molle del letto cigolano forte, lui sospira osservando il soffitto, il braccio posato sugli occhi, il petto nudo che si alza e si abbassa ritmicamente. Le monetine sono state rimesse con attenzione, tutte allo stesso punto di prima, ci ha messo quasi due giorni, ma ora è tutto come prima, e allo stesso tempo è tutto diverso. Fissa una moneta specifica e resta li, zitto.

Ombre, sempre ombre.
 Lancia uno sguardo alla finestra chiusa, stringe le labbra e allunga la mano, fa pressione mentale sul perno di metallo, che apre e alza, così da far aprire la finestra, anche se non completamente

Grazie che mi aspetti sempre a casa.

Accenna un sorrisetto e scuote il capo, allungandosi per chiudere la luce della stanza dalla peretta che gli pende sopra la testa, si gode il silenzio notturno ad occhi socchiusi e infine sospira profondamente, cadendo nel suo solito incubo notturno.

Mike? bambino cattivo..

martedì 31 maggio 2016

Angel

Le cattive scelte si pagano.
le decisioni prese senza pensare bruciano.
Il petto duole e gli occhi si stringono per non vedere.

Le lenzuola fresche e bianche di un hotel di lusso.

Fingi che niente sia successo e metti la testa sotto la sabbia.
Poi il petto fa male ancora, e senti di non respirare.
e la testa la tiri fuori e prendi un dannatissimo telefono.

Quella luce era dannatamente bella.

Che schifo.
Posi il telefono, rimetti la testa sotto la sabbia.
che schifo.

E il terrore, e le voci, e ti vesti e cadi e ti vesti.

Cosa cazzo hai fatto Mike?
Cosa cazzo ti è venuto in mente di fare?
Come diamine hai solo pensato di poter fare una cosa simile?

Lui ascoltava.

lunedì 30 maggio 2016

Tattoo

[...]va bene il serpente « si lecca le labbra, resta fermo ad aspettare che la donna gli fori l'orecchio » verde e sul collo, ma deve fare una S « sposta lo sguardo per lanciare un'occhiata verso Lenore » riesci... riesci a fare come se fosse il simbolo del dollaro? Attorcigliato a due barre di metallo[...]
[...]a mano libera? « le lancia uno sguardo e annuisce infine, un paio di volte » ok, si..« si lecca le labbra » riesci..te lo dico prima « borbotta » a metterci delle lettere dentro? Non grandi e visibili, piccole..dentro al serpente, ci riesci? [...]
[...]le lettere?«aggrotta la fronte» due B, una M e due F e una I. 

domenica 29 maggio 2016

Family



Sei una via di mezzo, Mike. Come tutti. Non è che il mondo è pieno solo di stronzi fottuti e santi totali. 

L'ultima monetina sale verso il soffitto, si incastra in esso e resta li, immobile. Lui osserva il lavoro che ha fatto nelle ultime ore, la camera in ordine e le monete incastrate sul soffitto e con un sospiro si siede e poi si sdraia sul letto. Gli occhi non si staccano dalla costellazione. Un mezzo sorrisetto stanco sulle labbra e subito dopo chiude gli occhi annuendo lentamente 

<una via di mezzo>

Lo mormora, stringendo le labbra. Inspira profondamente e lancia un'occhiata al cellulare sul comodino, lo sfiora e lo schermo si accende, basta sbloccarlo e gli regala la schermata di un messaggio, guarda soltanto e poi annuisce

Ti voglio bene
Anche io ti voglio bene

<una via di mezzo>
Annuisce ancora e poi inspira profondamente, alzandosi dal letto con un mugolio di frustrazione. Si rimette gli occhiali, raccatta il gilet di jeans ed esce dalla stanza.

<una via di mezzo come tutti>

Il cuore sembra un po' meno pesante.


venerdì 27 maggio 2016

Wrog decision

Sono la mia famiglia «stringe i denti» sono la mia famiglia Max, e giuro su Dio che se pur di stargli vicino dovessi affrontare l'inferno e diventare il peggiore mostro del mondo io lo farò«gonfia il petto» non permetterò mai che si facciano del male, non permetterò mai che si perdano «il tono è duro, ricco di dolore e al tempo stesso pieno di certezza» Non permetterò che le mie cazzo di scelte distruggano un'altra famiglia, non permetterò che qualcuno me li porti via «inspira profondamente, lo fissa e scuote la testa» quindi si. Max «scandisce bene le parole» non voglio vivere una vita che mi permetta di stare bene con me stesso, non la voglio «si alza raccattando gli occhiali» e non la vorrò mai

Oggi la maggioranza della gente muore di un deprimente buon senso e scopre, quando è troppo tardi, che l’unica cosa di cui non ci si pente mai sono i propri errori.
(Oscar Wilde)

giovedì 26 maggio 2016

Liar



Non sei un assassino, non uccidi. 

Rientra a casa, si sente stravolto, le gambe fanno male e gli occhi bruciano. E' il momento peggiore di tutti, tornare a casa dopo una serata come quella che ha passato, con la luce del sole a cui manca ancora tanto, con il peso di mille anni sulla schiena, anche se di anni ne hai solo venti e la tua camera puzza come la stalla di un toro.


 Eppure se ti chiedono di spacciare spacci. E la droga sappiamo entrambi cosa fa : uccide. Anzi, uccide lentamente, fra atroci sofferenze. 

Sul comodino ci sono un paio di buste di roba da vendere, non abbastanza da considerarsi reato se qualcuno dei buoni la trova, si avvicina lentamente  ad esso e fissa le buste senza vederle davvero, sguardo opaco e dita che si allungano, per poi venire ritirate. Le parole del pagliaccio che gli rimbombano nella testa

 Se ti dicono di rapinare una banca lo fai, rubi dei soldi a dei poveracci che hanno lavorato trent'anni e passa per mettere da parte cinquemila dollari per pagarsi il funerale... E questo significa uccidere.  

Alza lo sguardo. Le monetine se ne stanno infilate nel soffitto, incastrate e impossibili da togliere se non con delle pinze o con il suo potere. Guarda quella piccola grande costellazione che si è creato e china il capo infine, riabbassandolo per osservare avanti a se il pavimento. Qui e la ci sono banconote spiegazzate, che spuntano dai pantaloni o che comunque sono scappate da quelli. Non si azzarda, ancora, a dire nulla, respira aria chiusa e parole al gusto di cerone

  Tu uccidi, e lo fai indiscriminatamente. Ed è un bene, ma non hai coscienza di farlo... E questo è un grande grande male.  

Alza le mani, va a strofinarle contro il volto, entrambe. Lo stropiccia con forza e tira appena i capelli, le dita che affondano tra i ricci fitti e rossi, gli occhi che continuano a guardare il pavimento, restando seduto sul letto, con la porta che si chiude da sola con un botto improvviso

  La vuoi sapere la verità? Sei un bugiardo, Mike. Un grande bugiardo. Sei ad un passo dal diventare come me, ma menti a te stesso... L'unica differenza che c'è fra noi è che io so realmente chi sono. Ucciderò gente, l'ho uccisa. Non sono un teppista, io sono la follia, la più totale pazzia.  

E sembra a lui di impazzire, la voce del clown che gli rimbomba nella mente, come quella di una coscienza troppo a lungo soffocata. Non è l'idea di fare del male alla gente che lo distrugge, quanto il fatto di non aver mai davvero esaudito la promessa fatta a se stesso. E se non riesci a farlo con le tue, figuriamoci con quelle degli altri.

  Mi ucciderai, forse. Mi torturerai. Ti ordineranno di farlo... E io mi godrò ogni istante, nel vedere te che diventi me. Io non posso morire, io mi trasformo, e il mio retaggio lo accoglieranno in tanti. 

Gli tornano in mente le parole di Mad alla discarica, roventi e ustionanti come non mai, gli torna in mente quell'out-out, quella promessa fatta alla donna. E ha infranto anche quella. Pensa a quello che dovrà fare, a quello che ha già fatto, e gli occhi si fanno lucidi. Le cose in tutta la casa tremano, attirate dal suo magnetismo, improvvisamente le monete si staccano dal soffitto, tutte in una volta come una cascata d'oro. Si fa male, sente le monete picchiare ogni centimetro della stanza e non si sposta ne prova a trattenerle, poi tutto si placa.

Sei un bugiardo. Pure per uno come me, risulti essere senza cuore! 

C'è una bustina li sul comodino. Allunga la mano, la rigira tra le dita e la apre recuperando qualcosa al suo interno e solo dopo va ad alzarsi. Infondo è uno che non mantiene le promesse, no? Si scrolla le monete di dosso e tira su con il naso uscendo nuovamente dalla stanza dopo aver ingoiato una pastiglia. Non si guarda indietro, non si premura nemmeno di vedere se Lenny è in casa.
Non vuole pensare.
Non può pensare.
Ha paura di ciò che uscirebbe dalla sua testa.

 Fanculo.



giovedì 12 maggio 2016

King of smile



La paura ti domina, la pura ti divora. La vedo, la sento. La paura ti costringerà a restare nell'ombra. Credi che i numeri siano contro di noi... I Numeri non contano niente. I numeri non sono niente. Basta toccare i tasti giusti e... E ti assicuro, che tutto verrà da se. Il Syndacate prende senza chiedere... Ruba sorrisi alla gente. Questa... Questa città è in procinto di esplodere. « Si porta le mani ai lati della testa, il discorso sembra prenderlo non poco. » E credi, credi che ne uscirai vincitore? L'unico modo di uscire di scena è col sorriso sulle labbra e non scappando con la coda fra le gambe. Ti offro gloria, non paura. Pensaci « Non sembra abbia intenzione di trattenerlo. » Prendi il disco di metallo, quando vorrai contattarmi, chiamarmi, mettilo al cancello del campetto. Decidi, sto posizionando gli scacchi ormai

E questo disco diventa improvvisamente così pesante.

mercoledì 11 maggio 2016

second chance


[...]Io non penso che tu sappia cosa potresti essere. Può darsi che mi sbaglio, dal momento che non ti conosco poi così bene e che ho una brutta propensione a cercare di vedere nelle persone sempre qualcosa "in più"... «Mezzo sorriso quasi di scuse in questa autoammissione, torna a tendergli la palla.» Però credo che tu abbia preso una botta di troppo. Ma che potresti rialzarti, se lo volessi.
[...]botte «aggrotta la fronte, palleggia, piano, riacchiappando tra le mani la palla, ogni volta» ogni tanto parlo col..con Lenny «annuisce brevemente» penso che vorrei raccontargli della roba, cose che succedono, che sono successe «lancia un'occhiata a Max» ma non le vuole sentire davvero «aggiunge, palleggiando un po' più forte» non mi voglio rialzare Max, sono una macchina rotta, impossibile da tirare su di nuovo «annuisce e lancia la palla verso il canestro»
[...]
[...]Ma il problema è che se anche fuori diventi così pagato che non sai che fare di tutto quello che hai, se non ti paghi un po' anche dentro lo specchio continui a non guardarlo. Non raccontarti balle, non chiudere gli occhi. «C'è una nota lievemente più accorata qui, e s'interrompe, sospirando, ascoltando poi quello che segue. Incassa ancora, [...]»Perchè io penso che tutti abbiano diritto a un'occasione extra. Tutti. Se la vogliono. «Tenta di accostarsi a sufficienza da portare la mano sinistra a provare a stringergli brevemente una spalla, la destra, gli occhi verso quelli di lui.» Siamo chi scegliamo di essere. Io penso che tu possa scegliere di meglio di così. Forse perchè sono un illuso utopista, forse si, forse no, ma tendo a scegliere di credere. Hai il mio numero, se vuoi parlare. «Alza le spalle.» Pensaci. Il telefono di solito è acceso anche alle quattro di notte tanto.
[...]Lo specchio lo guardo Max, lo riesco a guardare ancora «specifica, ma china il capo e non lo guarda, come se stesse pensando a qualcosa di specifico, qualcosa di vecchio magari. Non dice nulla alle parole seguenti di Maximilian, [...] apre la bocca, come se volesse dire qualcosa, poi la richiude e infine scuote la testa, tornando a palleggiare» buonanotte Max 

lunedì 2 maggio 2016

strange clown

Fissa l'ammasso di metallo con attenzione certosina 

[...] Ti sfido: Ruba qualcosa a qualcuno e poi distruggila

Quello si alza in volo, ruota su se stesso, si trasforma sotto il suo sguardo diventando una sfera perfetta.

[...] mi piacciono un casino le sfide, e posso vincerla al volo, vuoi vedere? 

 Piccole linee vanno a disegnarsi sul dorso della palla, lentamente si trasforma in un pallone da basket, continua a ruotare come se fosse preda di un qualche magnetismo planetario, lo fissa e aggrotta la fronte

[...] Togliere qualcosa a qualcuno per poi distruggerlo..« scuote la testa, leggermente titubante » è strano che faccia quasi stare bene? [...]
La sfera appena creata ruota velocemente, lui fa una smorfia e arriccia il naso, assottigliando gli occhi con un'espressione che sa di cattivo, di violento. Di non proprio.

[...] La palla è tua, te la regalo, mentre quello è il tuo trofeo... distruggilo

Ciò che c'è di metallico in casa vibra, da qualche parte il frigorifero si muove, e lui continua a fissare la sfera di metallo che gira su se stessa. Da qualche parte nella stanza un pallone nero e viola cade e rotola sotto il letto, lui arriccia il naso e inspira

distruggilo

Trattiene il fiato e alza la mano abbattendola sulla scrivania in un colpo secco, la sfera si schiaccia, diventa una lastra sottile di metallo e lui la guarda, il respiro corto e la testa che scoppia. Si alza di scatto dalla sedia, rischiando di inciampare e alza le mani infilandole tra i capelli.

[...] Amico è troppo impersonale, puoi chiamarmi IT
Puoi chiamarmi Mike





SMS

To Pennuto

[...] Non sono la famiglia che avresti voluto avere, potuto o che cazzo ne so, sono la famiglia che c'hai e basta. Mi hanno già portato via un fratello, non me ne faccio portare via un'altro.

From Pennuto

[...] Ti voglio bene, Grazie.

To Pennuto

Ringraziami quando avrò fatto qualcosa di concreto [...]

From Pennuto

[...] L'hai fatto e non te ne sei nemmeno reso conto.

martedì 26 aprile 2016

Family

[...] che cazzate « alè » io non mi ci faccio cavare un occhio per il vecchio..ma per quel vecchio « specifica, probabilmente rivolto a Egil » cazzo me ne frega..ma per la famiglia mi ci faccio anche cavare tutti e due gli occhi « abbassa la testa, manco fosse in imbarazzo e si stringe nelle spalle » coglione « borbotta »

Perchè lo so che non serve, che magari è tutto ok e tutti ti controllano e ti danno una mano, che c'hai la schiena coperta.
Ma voglio solo che tu lo sappia.

[...] però..cioè, è bene che te lo ricordi, tutto qui.

Amen


La Direttrice Rebecca King è stata data dispersa negli ultimi giorni, a causa dell’eroico atto che l’ha portata a sacrificarsi per il bene dei cittadini di Philadelphia. Solo recentemente abbiamo avuto conferma del suo ritrovamento e del suo essere in salute.

Fissa il giornale in silenzio, lo osserva e rilegge quel piccolo paragrafo tremila volte.
Non gliene frega niente di Baal, ne della guerra con la città, sembra disinteressarsi di qualsiasi crisi che sia adesso in movimento, guarda solo quelle poche parole e sorride.
Una cosa buona, almeno una cosa buona nel mare di merda in cui naviga.

grazie.