La notte puzza ancora di bruciato, o è il suo naso. Ha provato a lavarsi nel lavandino, ma alla fine si è limitato alla faccia e null'altro. Ha bevuto con Leonard, e al terzo bicchiere aveva già gli occhi calanti. Ha urlato quasi tutto il tempo, incapace di sentire sopra il boato di quella esplosione così vicina.
Una dannata ombra. Sempre ombre.
Ora si trova nella cella del Lair, schiena curva e sguardo basso sul pavimento grigio. Non si cambia nemmeno, d'improvviso fissare le sbarre diventa una abitudine ritrovata.
Si fissa le mani, le braccia impolverate e le alza a coprirsi il volto, restando fermo, silenzioso.
Terribile come il primo desiderio fosse di correre a casa, di chiamare Leonard.
Tu ci stavi, e mi stavi a tradire.
Chiude gli occhi, il rumore rombante dell'esplosione è ancora nelle sue orecchie, ci mette un po' ad addormentarsi e solo quando è ormai il mattino si sveglia madido di sudore per l'ennesimo incubo della sua vita.