sabato 30 marzo 2019

Rewind

New York - 21 Febbraio 2026


PORTA VIA JHON

Qualcosa esplode e non è poi così lontano. Sente l'aria calda soffiargli contro il volto, indietreggia di un paio di passi spinto da un vento improvviso. Barcolla mentre cerca di tenersi in piedi, ha graffi sul volto e sulle braccia, la maglia che usa per dormire appiccicata alla schiena per il sudore e il sangue. Urla ad una Selene non troppo lontana che stringe a se un bambino di nemmeno due anni che piange e strilla aggrappato a sua madre.

Mike..
PORTA VIA JHON

Non può nemmeno guardare se la donna scappa davvero oppure no, impegnato a richiamare a se quanto più metallo possibile, lanciandolo contro gli alieni in avvicinamento che, con armi spianate, avanzano tra le macerie del palazzo esploso poco prima, sparando a qualsiasi cosa si muova senza tentennamento. Lancia, come piccoli e grandi proiettili ogni cosa che di metallo esiste nel raggio di metri, lo lancia contro quelle creature che in risposta concentrano il fuoco su di lui, risparmiando quelle poche persone che scappano.

Sono troppi, sono fottutamente troppi.

Lo mormora a labbra strette mentre nella mente il ricordo della voce di Selene gli rimbomba nelle orecchie come una Sibilla Cumana. Morirà. Questo è il giorno e l’ora in cui morirà e non c’è niente che possa davvero fare per evitarlo, gli alieni avanzeranno, lui combatterà fino all’ultimo e poi una freccia di osso gli trapasserà il cuore in un colpo improvviso e violento.

Andiamo! Venitemi a prendere se ci riuscite!

Non ha paura. È arrabbiato, il mondo continua a torturarlo con destino scritti, segnati. È come il personaggio di un libro la cui storia non potrà mai cambiare, scritta con inchiostro nero su un libro secolare.
Un colpo energetico lo prende in pieno, lui inizia a caricare un blast che gli illumina gli occhi. Continua a combattere, senza tregua. Il sudore che gli scivola lungo la schiena, appiccica la maglia alla pelle, brucia contro le ferite aperte eppure continua a colpire. Pur di proteggere Quella ragazza dal sorriso dolce e quel bambino che sta iniziando a chiamarlo per nome, perché non è riuscito a proteggere il bambino che ancora doveva nascere.

Attento!

La freccia d’osso viene scoccata nel preciso istante in cui dovrebbe venire scoccata, compie la stessa identica traiettoria che aveva compiuto nel tempo precedente, ma incontra un bersaglio inaspettato.
Si sente tirare di lato, nel momento in cui la freccia avrebbe dovuto colpire il cuore, l’unica cosa che colpisce sono muscoli e ossa, trapassandogli un braccio di netto, senza ucciderlo.
Selene è li, il viso rosso e il fiato corto, le mani rovinate che stringono con forza il braccio di lui e poi si staccano di colpo per andare al suo volto.

Non potevo perderti ancora
È pericoloso! Jhon..!
È al sicuro, è al sicuro e ora anche tu
Torna indietro, adesso!

Selene è solo umana, Selene non ha poteri che la proteggono dai raggi delle armi aliene, Selene lo ama in modo così disperato ed è così coraggiosa.
Eppure lui non riesce a proteggerla abbastanza, il dolore al braccio è forte, non riesce nemmeno a muoverlo a dovere mentre cerca di fare scudo alla donna per la serie di colpi che sparano nella loro direzione.

no.. nonono

Selene ha ancora le mani sul suo volto mentre scivola verso terra e lui tenta di tenerla stretta a se, di non farla andare via, di non perderla. Dietro di lui le astronavi di Magnus esplodono, la cavalleria avanza e una nuova battaglia è stata vinta. Eppure lui grida e piange aggrappato a tutto ciò che ha.

Potremmo andare via, io e te, lontano da New York, lontano dal Syndacate e dalla droga, un posto sicuro e tranquillo, solo io te e Jhon.

Quando portano via il corpo di Selene lui si toglie con rabbia quell’anello che è l’emblema di un patto che pensava fosse indissolubile fino alla morte, lo accartoccia tra le mani come se fosse pongo e li lo lascia cadere, tra le macerie di una New York che soffre, di una guerra infinita.
Non ne valeva la pena.

venerdì 29 marzo 2019

Dead End

New York - 21 Febbraio 2026


- PORTA VIA JHON

Qualcosa esplode e non è poi così lontano. Sente l'aria calda soffiargli contro il volto, indietreggia di un paio di passi spinto da un vento improvviso. Barcolla mentre cerca di tenersi in piedi, ha graffi sul volto e sulle braccia, la maglia che usa per dormire appiccicata alla schiena per il sudore e il sangue. Urla ad una Selene non troppo lontana che stringe a se un bambino di nemmeno due anni che piange e strilla aggrappato a sua madre.

- Mike..
- PORTA VIA JHON

Non può nemmeno guardare se la donna scappa davvero oppure no, impegnato a richiamare a se quanto più metallo possibile, lanciandolo contro gli alieni in avvicinamento che, con armi spianate, avanzano tra le macerie del palazzo esploso poco prima, sparando a qualsiasi cosa si muova senza tentennamento. Lui lancia, come piccoli e grandi proiettili ogni cosa che di metallo esiste nel raggio di metri lui lo lancia contro quelle creature che in risposta concentrano il fuoco su di lui, risparmiando quelle poche persone che scappano -tra loro anche Selene-.

- Vaffanculo, Vaffanculo..fottuti musi verdi..

La fatica è molta, come spostare una montagna facendo affidamento solo sulle proprie gambe, continua a lanciare metallo ed assorbe un paio di raggi laser, con un sorrisetto sul volto. L'energia che carica se la trascina nelle vene, la sente vibrare infondo al petto e accumularsi sulle braccia, gli occhi si illuminano mentre rimanda contro gli alieni i raggi che loro stessi gli hanno lanciato, sorridendo con una smorfia vittoriosa sul viso.

- Siete fottuti! Io i raggi energetici me li mangio a colazione

Ha vinto, ha salvato Selene e molti dei suoi vicini di casa, ha salvato quel piccolo pezzo di New York, quella strada, manco un isolato. Sente altri urlare, non è da solo, la cavalleria arriva. Mutanti, maschere e polizia, tutti che si lanciano in un attacco coordinato contro gli invasori. Sopravviveranno anche a questo attacco, ancora.
Ha il sorriso sulle labbra quando le spalle si afflosciano, la fatica è troppa, ma continua imperterrito, assorbe colpi di laser e lancia blast energetici, cercando poi subito dopo di spedire lamiere affilate contro alieni a tre teste che si tuffano verso di lui. E' tutto perfetto e preciso, l'ennesima vittoria della resistenza. Almeno finchè un colpo non gli arriva dritto al centro del petto e non è energetico, non è metallico.
Indietreggia improvvisamente, una sorta di freccia d'osso gli trapassa il petto e il cuore, quando impatta contro il muro dietro di lui la sente grattare contro il muro di mattoni dietro di se, scivola a terra, e una parte di se quasi ringrazia perché finalmente può riposarsi, prendere un respiro e sedersi, ma il respiro non arriva e la seduta è scomoda. Qualcuno urla e lui non sa chi è, una nuova esplosione e l'arrivo di altri rinforzi, il governo vince e il nemico si ritira.
Lui fissa il cielo, le astronavi che esplodono e mentre il sangue gli chiude la gola si chiede se ne è valsa la pena.

C'è un anello pesante al dito, un anello antico con un grosso smeraldo incastonato su di esso, un anello in argento che varrà almeno tremila dollari e che non può togliersi di dosso, perché vuol dire che è Suo, che è di quella donna orribile, della sua organizzazione, perché vuol dire che muore e vive per loro. Solo per loro.

Lascia cadere l'anello sull'asfalto ed è il suo ultimo movimento. Perché almeno da morto vuole essere libero, perché no. Non ne è valsa la pena.