martedì 18 aprile 2017

Talco

Selene?

Il rumore di lenzuola fruscianti lo fa voltare verso la ragazza accanto a lui nel letto, distogliendo lo sguardo dalla finestra che da su una vecchia scala antincendio mezza arrugginita, lo posa su di lei strofinando la schiena contro il materasso mentre si mette seduto a fatica con un mugolio.

Dormi Mike.

Non è una domanda, non è un ordine, è quasi una preghiera di qualcuno che alle cinque del mattino vuole solo dormire e probabilmente ha anche ragione. Si schiarisce la voce guardando il profilo della sua spalla nuda che spunta tra le lenzuola azzurre, assottiglia lo sguardo e lo fa scivolare sulla stanza in disordine. L'appartamento di Selene non puzza di piscio e sudore come il suo, c'è un odore di vaniglia che proviene dalla pila di vestiti appena tirati fuori dalla lavatrice e posati su una sedia, l'odore del fumo di sigaretta di cui sono pregne le tende e la moquette della camera da letto e ha quel profumo di talco a cui ha dato un senso vero solo una volta entrato in casa di lei la prima volta, una settimana prima, quando ha scoperto quel lato della vita di Selene che lei non ha condiviso nemmeno con il gruppo di recupero.

pensi che potrei venire a vivere qui? Potrei darti qualcosa, come un affitto, aiutarti con le bollette e magari con la spesa.. Il mio appartamento fa schifo.

I minuti di silenzio che seguono gli fanno pensare che forse lei stia dormendo, ma nuovamente va a muoversi, si rigira nel fruscio di lenzuola e lo guarda, dal basso, il seno scoperto e nessun segno di imbarazzo sul volto da ragazzina. Selene ha diciannove anni e sembra che ne abbia quindici, se non fosse per le sue curve probabilmente anche meno. Gli occhi troppo grandi in quel volto che ha visto troppo.

Vuoi che conviviamo? Mike..ci frequentiamo da una settimana..io..capisco che il sesso è fantastico, ma... Si tratta di un passo importante che...
Non ti sto chiedendo di sposarmi sweety.

Il tono ironico gli spunta dalle labbra scivolando lungo la gola in una carezza che non sentiva da tempo. Scherza, con Selene, le labbra si sono tirate in sorrisi sinceri innumerevoli volte in questa ultima settimana ed è una cosa che non credeva nemmeno lontanamente possibile.

non fare lo scemo...
Sel...non sto chiedendo una relazione seria, non voglio immergermi in qualcosa di così pesante dopo una settimana, sto solo dicendo che il mio appartamento fa schifo e a te qualche soldo in più serve sempre, non l'hai detto? Hai una stanza libera e beh..il fatto che ci sia ottimo sesso è una piacevole addizione, no?

Il silenzio che segue è ricco di tensione, la sente, sotto i polpastrelli, nell'aria e nella figura di donna che ora si appoggia a lui con attenzione e delicatezza, sfiorandolo prima lentamente come a chiedergli un permesso che le viene concesso con un sospiro.

Ne sei sicuro?
Se non lo fossi non te l'avrei chiesto non pensi?

Altro silenzio, altri respiri, lei si stringe maggiormente a lui e lui, scacciando quella sensazione di disagio che ormai gli riempie il petto, la stringe a se con il braccio sinistro che le circonda le spalle.

Nonostante John?

Sorride con il volto contro i suoi capelli, inspira profondamente l'odore di shampoo tra le ciocche scure e chiude gli occhi per lunghi istanti immaginandosi la figura del bambino addormentato nel lettino nella stanza accanto.

Nonostante John.

Il bacio che riceve lo coglie di sorpresa e lo costringe a tirare indietro il capo prima di capire e sorridere rispondendo. Un bacio carico di sincera gratitudine e di un affetto che non pensava di vedere mai più. Forse non ama Selene, non lo sa, non può saperlo, non riesce a capirlo, ma sa che ha bisogno di lei quanto lei ha bisogno di lui, e per ora, almeno per ora, questo gli basta.

sabato 8 aprile 2017

Selene

Tu sei quello nuovo?

La prima settimana è stato male, la seconda è stato un inferno. Quando incontra Selene la prima volta a mal la pena riesce a stare dritto, troppo pallido e consunto per anche solo alzare gli occhi su di lei che si erge dritta davanti a lui, nella sua fragilità così imponente. La luce le illumina i capelli castani creando un alone che pare quasi di santità, ed è una cosa impossibile, perchè ha sentito chi è, ha ascoltato le sue parole e il suo racconto, sa precisamente cosa ha fatto -e si è fatta- e perchè si trova li.

E' così evidente?

Stringe i denti cercando di scacciare la sensazione di inadeguatezza che gli entra nel cervello come una lama infuocata, sospira e lascia che la ragazza prenda posto accanto a lui sulla sedia di plastica che cigola in modo assordante, rabbrividisce e si piega in avanti posando le braccia contro le gambe, ignorando quanto più possibile la sua presenza.

Sei uguale a me quando sono venuta la prima volta, parlare non serve a un cazzo, ma  se vuoi possiamo berci qualcosa.

Una vocina che ha lo stesso tono di quella di Leonard gli sussurra nell'orecchio sinistro che forse lei ci sta provando, ma un crampo alla schiena lo fa desistere dal darle attenzione. Chiude gli occhi e annuisce distrattamente reprimendo una risata stentata, mentre le palpebre si alzano faticosamente e gli occhi si fissano dritti sulla ragazza, saggiandone il fisico troppo magro, la pelle pallida e le unghie mangiate fino all'osso.

Sono registrato, niente birra per i freak.

Lei ride, si piega per portare il corpo alla stessa altezza del suo per poi piegarsi verso di lui il tono si fa cospiratorio. Ha gli occhi scuri e le labbra rotte dai propri denti, ma sorride ugualmente in un sorriso un po' storto. Non ha un buon profumo, se non un forte odore di talco che gli fa venire mal di testa.

Ma io no, posso comprare qualche bottiglia e andiamo a farci una bevuta a casa mia
Ho qualche problema a toccare le persone
Non ti ho chiesto di scopare honey, voglio solo bermi una birra e pensare a nulla per un po'

Ride, curvando le spalle e alla fine annuisce. La fatica che impiega nell'alzarsi in piedi viene vanificata da un saltello di lei che è già dritta in piedi fin troppo velocemente. Scuote la testa e si avvia accanto a lei, rispondendo in modo monosillabico ad ogni sua domanda con un sorriso che lentamente si disegna sul volto sudato.

sabato 1 aprile 2017

Goodbye

Philly non è più il suo posto.
L'ha capito in una ondata di certezza che l'ha colpito allo stomaco come un cazzotto. Come il primo cazzotto che ha preso, nel vecchio magazzino, da un vigilante in fiamme.
Philly non è più la sua casa, e se l'è ripetuto più volte mentre presentava un nuovo spacciatore ai suoi vecchi clienti, promettendo a lui un giro più che sicuro e a loro la certezza di droga dalla alta qualità.
Deve andare avanti. E questo l'ha pensato leggendo sul telefono il messaggio di Dusk che lo mandava a fanculo.
Ha camminato per le stanze di una casa mai completamente costruita e alla fine del suo percorso della memoria ha lasciato sul tavolo una pianta grassa ben annaffiata e curata e una lettera chiusa accanto alle ultime dosi di droga.
Davanti a casa di Jody ci è passato e si è fermato a sedere su una panchina, sotto la pioggia, a fissare senza timore di essere visto una finestra illuminata, con la nostalgia che gli si riversava negli occhi troppo blu. Per lei nessuna lettera, nessun addio. Come uno stupido codardo che non riesce a chiudere definitivamente. Sentirà le sue urla, un giorno, quando tornerà, ma non tornerà.
Il pensiero di Leonard lo scaccia come una mosca molesta, passandosi le dita tra i capelli bagnati. Starà bene, il vecchio, stanno sempre bene quelli come lui.
Poi tocca a Josephine, a lei che testardamente crede ancora a lui -e forse è l'unica-, nella sua officina ci entra nell'unico momento in cui lei è assente, forse in magazzino, ma anche per lei c'è solo una piccola busta che lascia tra gli attrezzi, fermandosi a fissare le sue opere su i muri, prima di scappare nuovamente tra pioggia e ombre.
L'ultima a cui fa visita è sua madre. Si siede sul materasso rovinato e la fissa a lungo e con insistenza, spiegandole attentamente ciò che sta succedendo. La fissa dritta negli occhi e alla fine le stringe entrambe le mani con una forza incredibile quando lei tra i singhiozzi lo prega di non abbandonarla. Non risponde nemmeno, le da un bacio sulla fronte e si alza, uscendo dalla baracca che ha costruito con sudore e impegno, lasciandosi alle spalle un peso talmente grande, che è convinto di stare camminando tra le nuvole.

Morgana ha una voce suadente, ma guardarla troppo a lungo lo mette a disagio. Accetta di trasferirlo, ma ne pare terribilmente dispiaciuta, anche se sembra prenderlo in giro. Assicura di aver lasciato tutto in ordine e chiede un posto lontano, un posto nuovo.
Lei propone New York con un sorriso composto che lo fa rabbrividire e accettare.

Philly non è più il suo posto.
Eppure quando mette in moto la macchina con nel baule le poche cose che possiede, si ferma a fissare il tatuaggio sul polso ed è costretto a chiudere gli occhi per lunghissimi istanti prima di trovare il coraggio di mettere la marcia e premere l'acceleratore.

Paul
Gaebriel 
Anna
Redemption 
Rebecca
Lucas
Sydney
Maximilian
Josephine 
Junior
Leonard
Raul 
Jody
Dusk



Prima di partire per un lungo viaggio, porta con te la voglia di non tornare più.