lunedì 19 dicembre 2016

Lil' sis always make truble



Quindi ora tu mi spieghi perchè cazzo non mi hai detto di avere una bambina. VENTI fottutissimi anni Jody, VENTI, e lo devo scoprire per caso? Ma che cazzo..come..DIO.

Ha aspettato di rientrare in casa, ha dato il telefono alla bambina, gli ha messo un cartone animato e le ha fatto mettere le cuffie spedendola in camera da letto, così che non ascoltasse, proprio com'è successo poche ore prima al pub. Adesso invece cammina avanti e indietro per la sala del piccolo appartamento della donna. Sembra una sorta di schizzato. Sicuramente non è tranquillo e rilassato.
Fingere con lei e in questo momento, non avrebbe senso.

Non pensavo fosse importante.

E' una dannatissima bambina! Come cazzo puoi dire che non sia importante? Come.. 

Ma lascia perdere, sospira e acchiappa una sedia, la sposta e si butta su di essa con una pesantezza esagerata, le membra stanche e il respiro profondo di chi è stanco non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Porta una mano alla fronte, la massaggia lentamente. Non riesce più a capire perchè è arrabbiato e perchè no. Non riesce più a capire da cosa è dovuto tutto questo fastidio, delusione e dolore. Non sa nemmeno se sta provando esattamente quello. Confuso e frastornato si limita a posare la schiena contro la sedia e fissare il soffitto per lunghi istanti, mentre estrae una scatola di latta contenente alcune pillole che infila in bocca e ingoia senza nemmeno l'uso dell'acqua

Vaffanculo Jo...fanculo. Pensavo di essere tuo amico..diamine.
Un dannatissimo FRATELLO 

I'm so sorry, tu sei mio fratello ed è pure grazie a te se sono ancora intera. Ho provato a dirtelo molte volte ma non ci sono mai riuscita, non sono mai riuscita a dire il suo nome in carcere.

Batte la mano sul tavolo, ma è più un gesto di pura stizza, un nervosismo che non riesce a trattenere. Chiude gli occhi, si china in avanti e scuote la testa con un sospiro. Qualsiasi arrabbiatura ci fosse, alla fine scompare, spenta come una candela dalle pillole appena ingoiate. Rilassa i muscoli delle braccia, quelli del collo e della schiena, prende un profondo respiro e scuote la testa, limitandosi a questo prima di cambiare definitivamente discorso, aggrappandosi agli aggiornamenti sugli ultimi eventi in quel del North.


domenica 18 dicembre 2016

Alive

Mi ami?
Si..stupido idiota.


Surprise Motherfucker

Ha passato la nottata a osservare il libro chiuso che Josephine le ha dato. Rigirandosi nella testa le parole che quella chiacchierata ha tirato fuori. Le dita che scorrevano sul tatuaggio sbiadito sul polso, un gatto stilizzato che lo fissa con insistenza. Non ha pianto, ogni lacrima l'ha esaurita dentro il carcere, i primi mesi non ha fatto altro se non disperarsi, urlare contro le mura bianche. Finchè semplicemente non è accaduto. Un giorno si è alzato dal letto e il dolore non c'era più. Semplicemente è andato avanti, ha superato ed è quello di cui ha paura. E' per quello che non si azzarda a mettere piede alla vecchia fabbrica abbandonata, è per quello che non vuole cercarla davvero. Ha paura di vederla e scoprire che non è andato avanti. Ha paura di vederla e scoprire che è davvero andato avanti. Il suono del campanello lo riscuote. Si alza con un sospiro dalla sedia di legno, posa la macchina per tatuaggi sulla carta assorbente che ha steso vicino al braccio dove ora venti linee nere sono impresse per sempre sulla pelle pallida. I passi lenti lo portano alla porta, la apre controvoglia, pronto ad affrontare l'ennesimo vicino strafatto che gli chiede uno zucchero che non ha voglia di dare, quando invece gli occhi si abbassano e si posano sulla figura di una bambina, non più di sette anni, che lo guarda sorpresa. Dietro di lei appare l'ombra di un ragazzo che lo guarda storto e a lungo, prima di dire semplicemente.

C'è Jody? 

E una voce nella tua testa, che intanto viene scossa, ti ricorda che c'è sempre qualcosa pronto a sorprenderti in questo dannato mondo. Sorprenderti e crearti mille e più preoccupazioni, come è giusto che sia.


mercoledì 7 dicembre 2016

Coma

Si trova in una stanza di metallo, le pareti sono di metallo, il pavimento e il soffitto sono di metallo.
E' una sensazione bellissima, come l'abbraccio freddo di una madre.
Lo sente ed è un'estensione di se stesso, così vibrante nel suo cervello.
L'unico compagno, quel metallo, l'unico compagno di tutta la vita, l'unico di cui fidarsi.

Potrei rimanere qui per sempre. Sarebbe un bel posto dove rimanere, per sempre.

C'è qualcuno seduto accanto a lui. Se ne accorge troppo tardi, a dire il vero, quando ormai l'uomo si è appoggiato con la schiena alla sua. Sono su un cubo metallico, nel centro della stanza, sembra quasi la sala di un museo, ma non c'è nulla da vedere se non il proprio riflesso contro la superficie lucida.

No, non vorresti davvero.

La voce è roca, ma non vecchia. E' la voce di un uomo su i quaranta andanti, gracchia per il fumo e l'alcool. Puzza di birra ed è un odore che gli ricorda qualcosa, ma non riesce ad aggrapparsi al ricordo, che è già scomparso.

Perchè dici così? Io credo che lo amerei, questo posto.

Il suono di uno zippo che si chiude, ed il puzzo di fumo invade la stanza, mescolandosi a quello di birra, e tutto lentamente diventa più chiaro nella sua testa, in un qualche modo.

Saresti solo. Puoi ingannare chiunque kiddow, ma non me, non ti piace restare solo, non ami rimanere chiuso in una stanza con i tuoi pensieri, perchè sono brutti, non è così?

Si fissa le mani, le unisce tra loro, incrocia le dita fissandosi le unghie mangiucchiate, poi abbassa lo sguardo su se stesso. La grossa felpa grigia si ricopre velocemente di sangue, una macchia che da centrale si allarga velocemente, ma non prova preoccupazione. Fissa la macchia, quindi torna a guardare il proprio riflesso.

Ma lo sono. Sono solo comunque, preferisco esserlo qui, questo è..sempre meglio di niente.

L'uomo alle sue spalle ride, raddrizza la schiena e la preme contro la sua, sente il calore umano, forse leggermente più caldo del normale, e socchiude gli occhi osservando il volto riflesso che si fa malinconico.

Tira fuori le palle Mike, smettila di punirti per qualcosa che non potevi evitare, vai avanti, dimostra che meriti tutto. Tu meriti..tutto. E se anche non lo meritassi, fottitene. Non hai passato tutto questo per poi lasciar perdere e rinchiuderti nella tua scatola di latta.

Resta in silenzio, abbassa il capo e curva la schiena, sente la felpa appiccicarsi alla pelle per il sangue che continua a impregnarla, sente il volto gonfiarsi, l'occhio destro socchiudersi, ma non prova dolore, solo la pelle che tira e si deforma lentamente.

Ha detto che sarebbe morta. Se lei muore..io..

Se lei muore tu brucia il mondo. Vendicati del mondo intero.

La voce è schietta, l'accento del north è forte, lui raddrizza la schiena e l'uomo alza la testa, cercando di dare un leggero colpetto con la propria, alla sua nuca.
Sbatte le palpebre, torna a guardare il volto riflesso, ed è sempre lui a rispondere allo sguardo, niente volto deforme, niente cicatrici. Solo lui.

Pensi che ciò che ha urlato..quello che ho sentito, pensi che sia vero, o non ha detto niente, l'ho immaginato?

Di Lui? Non lo so, non penso sia importante, non credi? Importa ciò che senti tu, non ciò che sentono gli altri, l'importante è quello che vuoi fare tu. Mettitelo in testa una buona volta, hai superato l'adesivo, ormai dovresti capirlo da solo.

Si, forse hai ragione.

Si alza dal cubo metallico, raddrizza la schiena e ancora non si volta. Davanti a lui, li dove prima c'era il suo riflesso contro la parete di metallo, c'è ora una porta di legno, laccata di bianco, di quelle interne, sul lato sinistro c'è un adesivo della lega di baseball, lo fissa per un po' in silenzio.

Grazie

Tutto qui, ma quando si volta, chiunque ci fosse con lui nella stanza non c'è più. Sbatte le palpebre fissando il nulla dietro di se, è svanito anche il cubo di metallo e non gli resta che avanzare verso la porta. Posa la mano sulla maniglia, la gira e quando la porta è finalmente aperta, lascia la stanza una volta per tutte.

giovedì 1 dicembre 2016

Goccia



plic plic plic

C'è un tubo che perde da qualche parte, o forse è l'umidità? Magari si è rovesciata una bottiglia o c'è un rubinetto aperto. Non lo sa, gli fa strano, non riesce a capire benissimo da dove venga, forse dalla sua testa.
Un suono perenne che gli entra nel cervello.
Un po' come quello del suo respiro, è un rantolio che schiuma di tanto in tanto, come avere delle bollicine lungo la gola che scoppiano al passaggio dell'aria.
Quasi ammaliante a modo suo.

plic plic plic

Ha provato a muoversi, ma anche solo tenere gli occhi aperti è una tortura, alla fine si è abbandonato ed è solo grazie al pilastro se non è caduto in avanti sul pavimento. Del pilastro e delle manette ai polsi, sono quelle speciali, quelle da forcer, quelle che ti bloccano i poteri.

plic plic plic

L'hanno abbandonato. Una parte di lui gli sussurra che hanno fatto bene, sente una voce urlargli nell'orecchio che è solo spazzatura, marcio. Marcio dentro. Poi apre gli occhi di scatto, si muove e il dolore lo riporta alla realtà. Stava dormendo e non deve dormire.
Non dormire.

plic plic plic

Vuole farti a pezzi e distribuirti per la città, farà questo, perchè lui non risponderà. Perchè farlo se non vali niente? Perchè prendersi il disturbo? Infondo loro sono scappati, nemmeno azzardarsi a darti una mano, infondo..perchè farlo? E lei troverà qualcun'altro, e gli altri ti dimenticheranno, piano piano, non sarà doloroso, credimi, nemmeno te ne accorgerai. E' un po' come farsi. Inizia a odiarla quella voce, poi si rende conto che sono i suoi pensieri, è lui che parla a se stesso nella sua mente. Sta impazzendo, come sua madre, proprio uguale, assurdo vero? Quando una risata gli scivola dalle labbra fa più male di mille pugnali, ma questo non lo ferma. Ride finchè il dolore non è troppo, finchè il sangue torna a bagnargli la felpa zuppa e l'oscurità l'abbraccia.

Non dormire.