Si trova in una stanza di metallo, le pareti sono di metallo, il pavimento e il soffitto sono di metallo.
E' una sensazione bellissima, come l'abbraccio freddo di una madre.
Lo sente ed è un'estensione di se stesso, così vibrante nel suo cervello.
L'unico compagno, quel metallo, l'unico compagno di tutta la vita, l'unico di cui fidarsi.
Potrei rimanere qui per sempre. Sarebbe un bel posto dove rimanere, per sempre.
C'è qualcuno seduto accanto a lui. Se ne accorge troppo tardi, a dire il vero, quando ormai l'uomo si è appoggiato con la schiena alla sua. Sono su un cubo metallico, nel centro della stanza, sembra quasi la sala di un museo, ma non c'è nulla da vedere se non il proprio riflesso contro la superficie lucida.
No, non vorresti davvero.
La voce è roca, ma non vecchia. E' la voce di un uomo su i quaranta andanti, gracchia per il fumo e l'alcool. Puzza di birra ed è un odore che gli ricorda qualcosa, ma non riesce ad aggrapparsi al ricordo, che è già scomparso.
Perchè dici così? Io credo che lo amerei, questo posto.
Il suono di uno zippo che si chiude, ed il puzzo di fumo invade la stanza, mescolandosi a quello di birra, e tutto lentamente diventa più chiaro nella sua testa, in un qualche modo.
Saresti solo. Puoi ingannare chiunque kiddow, ma non me, non ti piace restare solo, non ami rimanere chiuso in una stanza con i tuoi pensieri, perchè sono brutti, non è così?
Si fissa le mani, le unisce tra loro, incrocia le dita fissandosi le unghie mangiucchiate, poi abbassa lo sguardo su se stesso. La grossa felpa grigia si ricopre velocemente di sangue, una macchia che da centrale si allarga velocemente, ma non prova preoccupazione. Fissa la macchia, quindi torna a guardare il proprio riflesso.
Ma lo sono. Sono solo comunque, preferisco esserlo qui, questo è..sempre meglio di niente.
L'uomo alle sue spalle ride, raddrizza la schiena e la preme contro la sua, sente il calore umano, forse leggermente più caldo del normale, e socchiude gli occhi osservando il volto riflesso che si fa malinconico.
Tira fuori le palle Mike, smettila di punirti per qualcosa che non potevi evitare, vai avanti, dimostra che meriti tutto. Tu meriti..tutto. E se anche non lo meritassi, fottitene. Non hai passato tutto questo per poi lasciar perdere e rinchiuderti nella tua scatola di latta.
Resta in silenzio, abbassa il capo e curva la schiena, sente la felpa appiccicarsi alla pelle per il sangue che continua a impregnarla, sente il volto gonfiarsi, l'occhio destro socchiudersi, ma non prova dolore, solo la pelle che tira e si deforma lentamente.
Ha detto che sarebbe morta. Se lei muore..io..
Se lei muore tu brucia il mondo. Vendicati del mondo intero.
La voce è schietta, l'accento del north è forte, lui raddrizza la schiena e l'uomo alza la testa, cercando di dare un leggero colpetto con la propria, alla sua nuca.
Sbatte le palpebre, torna a guardare il volto riflesso, ed è sempre lui a rispondere allo sguardo, niente volto deforme, niente cicatrici. Solo lui.
Pensi che ciò che ha urlato..quello che ho sentito, pensi che sia vero, o non ha detto niente, l'ho immaginato?
Di Lui? Non lo so, non penso sia importante, non credi? Importa ciò che senti tu, non ciò che sentono gli altri, l'importante è quello che vuoi fare tu. Mettitelo in testa una buona volta, hai superato l'adesivo, ormai dovresti capirlo da solo.
Si, forse hai ragione.
Si alza dal cubo metallico, raddrizza la schiena e ancora non si volta. Davanti a lui, li dove prima c'era il suo riflesso contro la parete di metallo, c'è ora una porta di legno, laccata di bianco, di quelle interne, sul lato sinistro c'è un adesivo della lega di baseball, lo fissa per un po' in silenzio.
Grazie
Tutto qui, ma quando si volta, chiunque ci fosse con lui nella stanza non c'è più. Sbatte le palpebre fissando il nulla dietro di se, è svanito anche il cubo di metallo e non gli resta che avanzare verso la porta. Posa la mano sulla maniglia, la gira e quando la porta è finalmente aperta, lascia la stanza una volta per tutte.
E' una sensazione bellissima, come l'abbraccio freddo di una madre.
Lo sente ed è un'estensione di se stesso, così vibrante nel suo cervello.
L'unico compagno, quel metallo, l'unico compagno di tutta la vita, l'unico di cui fidarsi.
Potrei rimanere qui per sempre. Sarebbe un bel posto dove rimanere, per sempre.
C'è qualcuno seduto accanto a lui. Se ne accorge troppo tardi, a dire il vero, quando ormai l'uomo si è appoggiato con la schiena alla sua. Sono su un cubo metallico, nel centro della stanza, sembra quasi la sala di un museo, ma non c'è nulla da vedere se non il proprio riflesso contro la superficie lucida.
No, non vorresti davvero.
La voce è roca, ma non vecchia. E' la voce di un uomo su i quaranta andanti, gracchia per il fumo e l'alcool. Puzza di birra ed è un odore che gli ricorda qualcosa, ma non riesce ad aggrapparsi al ricordo, che è già scomparso.
Perchè dici così? Io credo che lo amerei, questo posto.
Il suono di uno zippo che si chiude, ed il puzzo di fumo invade la stanza, mescolandosi a quello di birra, e tutto lentamente diventa più chiaro nella sua testa, in un qualche modo.
Saresti solo. Puoi ingannare chiunque kiddow, ma non me, non ti piace restare solo, non ami rimanere chiuso in una stanza con i tuoi pensieri, perchè sono brutti, non è così?
Si fissa le mani, le unisce tra loro, incrocia le dita fissandosi le unghie mangiucchiate, poi abbassa lo sguardo su se stesso. La grossa felpa grigia si ricopre velocemente di sangue, una macchia che da centrale si allarga velocemente, ma non prova preoccupazione. Fissa la macchia, quindi torna a guardare il proprio riflesso.
Ma lo sono. Sono solo comunque, preferisco esserlo qui, questo è..sempre meglio di niente.
L'uomo alle sue spalle ride, raddrizza la schiena e la preme contro la sua, sente il calore umano, forse leggermente più caldo del normale, e socchiude gli occhi osservando il volto riflesso che si fa malinconico.
Tira fuori le palle Mike, smettila di punirti per qualcosa che non potevi evitare, vai avanti, dimostra che meriti tutto. Tu meriti..tutto. E se anche non lo meritassi, fottitene. Non hai passato tutto questo per poi lasciar perdere e rinchiuderti nella tua scatola di latta.
Resta in silenzio, abbassa il capo e curva la schiena, sente la felpa appiccicarsi alla pelle per il sangue che continua a impregnarla, sente il volto gonfiarsi, l'occhio destro socchiudersi, ma non prova dolore, solo la pelle che tira e si deforma lentamente.
Ha detto che sarebbe morta. Se lei muore..io..
Se lei muore tu brucia il mondo. Vendicati del mondo intero.
La voce è schietta, l'accento del north è forte, lui raddrizza la schiena e l'uomo alza la testa, cercando di dare un leggero colpetto con la propria, alla sua nuca.
Sbatte le palpebre, torna a guardare il volto riflesso, ed è sempre lui a rispondere allo sguardo, niente volto deforme, niente cicatrici. Solo lui.
Pensi che ciò che ha urlato..quello che ho sentito, pensi che sia vero, o non ha detto niente, l'ho immaginato?
Di Lui? Non lo so, non penso sia importante, non credi? Importa ciò che senti tu, non ciò che sentono gli altri, l'importante è quello che vuoi fare tu. Mettitelo in testa una buona volta, hai superato l'adesivo, ormai dovresti capirlo da solo.
Si, forse hai ragione.
Si alza dal cubo metallico, raddrizza la schiena e ancora non si volta. Davanti a lui, li dove prima c'era il suo riflesso contro la parete di metallo, c'è ora una porta di legno, laccata di bianco, di quelle interne, sul lato sinistro c'è un adesivo della lega di baseball, lo fissa per un po' in silenzio.
Grazie
Tutto qui, ma quando si volta, chiunque ci fosse con lui nella stanza non c'è più. Sbatte le palpebre fissando il nulla dietro di se, è svanito anche il cubo di metallo e non gli resta che avanzare verso la porta. Posa la mano sulla maniglia, la gira e quando la porta è finalmente aperta, lascia la stanza una volta per tutte.