domenica 18 dicembre 2016

Surprise Motherfucker

Ha passato la nottata a osservare il libro chiuso che Josephine le ha dato. Rigirandosi nella testa le parole che quella chiacchierata ha tirato fuori. Le dita che scorrevano sul tatuaggio sbiadito sul polso, un gatto stilizzato che lo fissa con insistenza. Non ha pianto, ogni lacrima l'ha esaurita dentro il carcere, i primi mesi non ha fatto altro se non disperarsi, urlare contro le mura bianche. Finchè semplicemente non è accaduto. Un giorno si è alzato dal letto e il dolore non c'era più. Semplicemente è andato avanti, ha superato ed è quello di cui ha paura. E' per quello che non si azzarda a mettere piede alla vecchia fabbrica abbandonata, è per quello che non vuole cercarla davvero. Ha paura di vederla e scoprire che non è andato avanti. Ha paura di vederla e scoprire che è davvero andato avanti. Il suono del campanello lo riscuote. Si alza con un sospiro dalla sedia di legno, posa la macchina per tatuaggi sulla carta assorbente che ha steso vicino al braccio dove ora venti linee nere sono impresse per sempre sulla pelle pallida. I passi lenti lo portano alla porta, la apre controvoglia, pronto ad affrontare l'ennesimo vicino strafatto che gli chiede uno zucchero che non ha voglia di dare, quando invece gli occhi si abbassano e si posano sulla figura di una bambina, non più di sette anni, che lo guarda sorpresa. Dietro di lei appare l'ombra di un ragazzo che lo guarda storto e a lungo, prima di dire semplicemente.

C'è Jody? 

E una voce nella tua testa, che intanto viene scossa, ti ricorda che c'è sempre qualcosa pronto a sorprenderti in questo dannato mondo. Sorprenderti e crearti mille e più preoccupazioni, come è giusto che sia.