giovedì 28 luglio 2016

Booom

La notte puzza ancora di bruciato, o è il suo naso. Ha provato a lavarsi nel lavandino, ma alla fine si è limitato alla faccia e null'altro. Ha bevuto con Leonard, e al terzo bicchiere aveva già gli occhi calanti. Ha urlato quasi tutto il tempo, incapace di sentire sopra il boato di quella esplosione così vicina. 

Una dannata ombra. Sempre ombre.

Ora si trova nella cella del Lair, schiena curva e sguardo basso sul pavimento grigio. Non si cambia nemmeno, d'improvviso fissare le sbarre diventa una abitudine ritrovata.
Si fissa le mani, le braccia impolverate e le alza a coprirsi il volto, restando fermo, silenzioso.

Terribile come il primo desiderio fosse di correre a casa, di chiamare Leonard.

Tu ci stavi, e mi stavi a tradire.

Chiude gli occhi, il rumore rombante dell'esplosione è ancora nelle sue orecchie, ci mette un po' ad addormentarsi e solo quando è ormai il mattino si sveglia madido di sudore per l'ennesimo incubo della sua vita.

sabato 23 luglio 2016

Frog


Quando avevo sei anni trovai una ranocchia nel giardino fuori casa. Era piccola e a aveva una zampa tutta storta, gracchiava spaventata e io mi ci affezionai. La presi con me, viveva dentro una scatola sotto il mio letto, gli davo da mangiare e la curavo.  
Era il mio migliore amico, e lo fu per dieci bellissimi giorni.
Un giorno mentre rientravo in casa con le mani piene di mosche morte, mio padre si parò davanti a me. Non disse molto, solo che aveva capito cosa stavo nascondendo e che se ne sarebbe occupato.
Non voleva animali in casa.
Salii le scale fino in camera mia, chiusi la porta alle mie spalle e tirai fuori lo scatolo da sotto il letto. La ranocchia gracchiava ancora, sembrava quasi felice di vedermi, fu in quel momento che presi la decisione.
La uccisi buttandola giu dalla finestra, era un modo veloce, era giusto che fossi io. Era giusto che morisse con una persona che gli voleva davvero bene vicino.
Pensai la stessa cosa quando la sera stessa mio padre fu ammazzato di botte.
Quando tutto è finito posso ripensare a Syd che ci tagliavo i capelli in bagno, o al cibo schifoso che però a me piaceva. Ci penso dopo a quanto ci voglio bene e al fatto che è come se fosse mio fratello, che praticamente lo è e che ne sto perdendo un altro e non ci posso fare nulla.

Perchè se ci penso adesso ho solo voglia di urlare e non è una cosa buona.

lunedì 18 luglio 2016

Ti ...

sei..sei uguale a mia madre, scompari nel nulla senza dirmi nulla, ti cerco per mesi e poi quando..quando penso di non rivederti mai più riappari..« sbatte le palpebre, continua a fissarla e scuote piano la testa » e sono incazzato nero, e ti urlo contro« stringe appena gli occhi lucidi » Ti odio per quello che hai fatto..per come sono stato e per ciò che mi hai fatto passare, ti odio per avermi abbandonato « annuisce, lento e infine gonfia il petto » e ti odio soprattutto perchè non ho mai smesso di pensarti e di sperare di vederti tornare..perchè ti voglio bene..« tira su con il naso, abbassa il capo, guarda verso il basso, sicuramente non il suo volto, scuote la testa » perchè penso che ti amo. E sei una stronza, e odio te e odio me..e..non riesco comunque a non essere felice che sei tornata

Passa la notte stringendola al petto, con la maglia che si bagna delle lacrime di una gattina, mentre la mano non smetterà mai di accarezzarla.

Io sono qui. Tu sei qui.

Kitty

Il foglietto sulla finestra che ha chiuso da qualche giorno.
Il foglietto accartocciato che poteva anche non vedere, li, in bilico sul davanzale, pronto a scivolare nel vuoto alla prima folata di vento.

Poteva non trovarlo.

Stringendo tra le dita il foglietto ha sentito il cuore fermarsi, stringersi e sussultare.
Guardando il disegno ha sentito l'anima urlare di indignazione, e il cuore piangere di gioia.
Leggendo la filigrana della carta ha sentito le gambe muoversi da sole, spingerlo ad uscire e buttarsi nella notte.

Ha lasciato il foglio accartocciato sul letto, una mano che accarezza un gattino grezzamente disegnato su di esso.

E non si è nemmeno accorto di aver passato ore sul letto a fissarlo.

giovedì 14 luglio 2016

we ALL go to hell


Posso riprendere il mio giro ora?

mercoledì 13 luglio 2016

Mama i just kill a man



È già notte fonda quando apre la porta di metallo della vecchia baracca con il tetto rosso. Per un po' ha pensato di passare oltre e di andare a casa, è rimasto lì a fissare la porta della baracca con sguardo lontano e ha ripensato alla discussione con il nonno.

Io non ho paura.

Il buio della baracca lo avvolge, vorrebbe chiudere gli occhi per evitare altri casini, ma alla fine decide di lasciar correre e inspira profondamente cercando a tentoni un mobile adatto a dargli un minimo di orientamento 

Lui dice che è ok a morire..

Il respiro corto, sente la caviglia fredda di sua madre sotto il polpastrello, il cuore si ferma e poi torna a battere quando la sente muoversi sotto le dita, disturbata dal tocco.

Non posso evitarti, viviamo nella stessa casa! O vuoi buttarmi fuori?

Inspira e si sposta, sale sul letto della madre camminando a gattoni sul materasso, si lascia cadere sul lato e sospira profondamente mentre sente la madre rigirarsi nel letto e chiedere chi è.
Il puzzo di sigarette e alcool lo fa sentire a casa, chiude gli occhi.

Mike, mamma..Sono Mike, posso dormire con te stanotte?

Si volta verso la donna e la abbraccia in silenzio, nasconde il volto tra i suoi capelli e la stringe un po' di più, forse troppo..tanto da essere costretto ad allentare la presa alla sua protesta.
Non dormirà stanotte.

Lo ami ancora?

venerdì 8 luglio 2016

The Road

E fare fuori me o qualcun altro non dovrebbe farti troppa differenza, è la strada che hai scelto, Mike. Portala avanti, senza rancore.

Non ho rancore, non ho paura..l'ho capito Syd, qual'è la mia strada dico..lo so che è questa e non ho intenzione di tirarmi indietro, non più, ma non puoi chiedermi di mettere sullo stesso livello la tua morte con quella di chiunque altro 

Perchè se ti becco..poi dovrò farti fuori. E non so se potrei ripigliarmi da quello

Extremely Loud and Incredibly Close

Con..me? Posso Crederti?

Disinfetta con attenzione maniacale, il batuffolo di cotone che scivola sulla pelle con delicatezza eccessiva. Recupera i bendaggi e sfiora con le dita la mano bianca, saggia con esse la consistenza morbida della sua carne mentre fascia il polso.

Più...in fondo
Non..

Sente ancora caldo, ha ancora il volto arrossato fino alla punta delle orecchie, il respiro che si sta regolarizzando solo adesso. Non parla, le labbra serrate e le mani che ancora tremano leggermente. Chiude la fasciatura spingendo leggermente il dito contro il dorso del polso e si china in avanti, ha ancora il corpo nudo, ma gli sembra di dover fare una nuova doccia. Alza lo sguardo su di lei, posa gli occhi sul suo volto e sorride lievemente per poi darle un bacio sul palmo della mano.

Non voglio che te ne vai...non voglio essere solo.


giovedì 7 luglio 2016

Jail Bird



C'è la sveglia.
Un suono che entra nelle orecchie e ti scuote, forte e assordante, abbastanza da permettere che tutti la sentano.
La prima volta che sente la sveglia le mani scivolano sulle orecchie, premono per renderlo sordo e nella sua testa si chiede come sia possibile sentire le mani contro le orecchie se quelle non sono davvero le sue orecchie, ma solo il sogno di esse.

La testa gira.

Quando la porta della cella si apre e tutto quel bianco lascia il posto al grigio, si rende conto di quanto la situazione sia reale, fin troppo reale.
Dolorosamente reale.

Carne fresca

Lo grida qualcuno durante la mensa, lui ignora e riga dritto, punta ad un tavolo qualsiasi, si siede e sa dallo sguardo di quelli che lo affiancano che non sarà facile andare avanti in quella situazione. Lo capisce quando apre bocca e dice una delle sue cavolate.

Non è più in famiglia.

La prima volta dentro la doccia ha il sapore del sangue sulla lingua. Il dolore delle mattonelle fredde contro lo zigomo, e da qualche parte, estraniato dal mondo, si chiede se per caso il dolore è causato dal cazzotto di Rebecca, se nel mondo reale lo stanno curando.

E quando tutto è finito resta solo il gocciolio del rubinetto.

La prima volta in infermeria il silenzio è suo compagno, lo abbraccia e lo completa e lui vi si appiglia con le unghie e con i denti il più possibile.
Sfrutta ogni istante di isolamento, raccoglie le forze, ragiona, si adatta per sopravvivere.

Ha otto anni ed entra nella tana del lupo.

La prima volta che gli propongono il corso fissa l'uomo che l'ha accolto con sguardo nervoso. Ha incontrato Maximilian pochi giorni prima, o erano mesi? Appena uscito dall'infermeria, ancora spaventato. Ora è un uomo nuovo, diverso, più silenzioso e riflessivo. Fissa l'uomo dietro la scrivania e si chiede se è finto o è vero, se i dipendenti del carcere virtuale sono collegati anche loro alla macchina, o sono un insieme di dati.

Ma accetta la proposta.

La prima volta che incontra Sydney ha un tuffo al cuore, è la prima volta che abbraccia qualcuno da quando è entrato dentro la Sand. Affonda il volto contro la sua spalla e lo stringe talmente forte da rischiare di fargli male, e dopo lo spintona, arrabbiato. Non dovrebbe essere li.

Ed è così grato che invece ci sia.

La prima volta, dopo la Sand, che sente il ferro ha un colpo al cuore. L'emozione è tale che gli sembra di svenire, le dita tremano e le mani vibrano mentre ogni piccolo millimetro metallico entra nella sua testa ed è come un abbraccio materno, è la sensazione di non essere più solo, di fare nuovamente parte di qualcosa di più grande. Chiede di essere lasciato solo alcuni istanti. Si siede su una panca e semplicemente scoppia a piangere.

Sono stati solo due giorni.
Ma ancora aspetta la sveglia.

sabato 2 luglio 2016

Broken Heart

Force Building - Celle - 18:00

Mentre il medico preme con le dita sulla pelle gonfia, lui chiude gli occhi e serra le labbra, muto e nervoso. Il male c'è, forte, preme contro la pelle e gli urla nella testa, ha gli occhi gonfi di pianto, ma anche se se ne è accorto il medico non dice nulla.

Ha una frattura orbitozigomatica, bisogna portarlo in ospedale 

E ancora, lui resta fermo a guardare con occhio spento avanti a se. Le parole di Rebecca bruciano più del taglio sulla pelle bianca bagnato dalle lacrime, l'assenza del potere lo rende isolato, mai come in questo momento si sente solo

Ma tu sei qui e loro sono la fuori!

Le mani stringono la stoffa dei pantaloni, le unghie premono attraverso essa per segnare la pelle delle ginocchia e resta impassibile e fermo mentre la guardia lo tiene a distanza dal medico che si alza, non risponde al saluto, ne ricambia il lungo sguardo che l'uomo gli scocca, resta stoicamente a osservare il muro avanti a se fintanto che non sente chiudersi la cella e solo in quel momento abbassa lo sguardo.

Sono IO che mi sono fatto beccare, IO mi devo pigliare le conseguenze delle cazzate che faccio

Inspira profondamente, caccia i pensieri più lontano possibile, chiude il cuore, chiude la mente chiude tutto quanto e cerca di ignorare quanto è avvenuto.
Gli si prospetta davanti qualcosa di pesante, non può arrischiarsi di partire svantaggiato da subito, non può e non vuole.

NON SONO IL TUO CAZZO DI FRATELLO

Si strofina una mano sul volto, stropiccia l'occhio sano e cerca di aprire l'altro, ma il gonfiore è troppo avanzato e a mal la pena riesce a vederci. Inspira profondamente e si guarda intorno, ancora pochi minuti e verranno a prenderlo per portarlo all'ospedale, lo sa e non sembra importargli davvero.

Scusa « mormorato in direzione della donna, che lei senta o no, a lui non pare interessare » Scusa se sono stato una delusione  

Tira su con il naso, raddrizza la schiena e la appoggia al muro, guarda avanti a se e scaccia ogni espressione dalla sua faccia, torna bambino, ha di nuovo sei anni e suo padre l'ha chiuso nello stanzino, ha sei anni e gli occhi rossi, lo zigomo gonfio e il sapore di sangue in bocca. Ha sei anni e non ha paura.

Fuck you

Ha vent'anni e qualcosa che nemmeno ricordava più di avere si rompe un po' di più.