Junior non c'è, ha controllato in casa, girato per le stanze in silenzio, con le mani in tasca, appoggiandosi sulla cornice della porta, a guardare l'armadio senza porta, sul fondo della sua vecchia camera da letto e l'adesivo appiccicato contro il legno. Qualche istante di troppo a perdersi in pensieri che ha scacciato con una smorfia, prima di scendere le scale e arrivare davanti alla porta nascosta. Le dita hanno accarezzato il bordo della carta da parati ritagliata ad hoc e con la forza del pensiero ha fatto semplicemente scattare il meccanismo, aprire la porta. Ora si ritrova seduto al tavolo marcio che ha recuperato dalla cucina, quello dove la madre tagliava la coca, il padre rompeva le bottiglie e lui farciva i panini di burro d'arachidi e marmellata. E' un tavolo pieno di orrore e di vita, puzza di muffa, e si è appoggiato ad esso, con la macchinetta per fare tatuaggi che vibra, soffocata dal suono che proviene dalle cuffiette che si è infilato, la musica così alta che si sente anche esternamente.
L'ago entra nella pelle, disegna linee scure sulla pelle, linee che non andranno via mai. La destra si muove abile, la sinistra resta distesa. E' questione di poco e posa la macchinetta con un sospiro, togliendosi la sigaretta ormai finita dalle labbra, schiacciandola contro il legno del tavolo, incurante, accanto a mille e più bruciature.
L'ago entra nella pelle, disegna linee scure sulla pelle, linee che non andranno via mai. La destra si muove abile, la sinistra resta distesa. E' questione di poco e posa la macchinetta con un sospiro, togliendosi la sigaretta ormai finita dalle labbra, schiacciandola contro il legno del tavolo, incurante, accanto a mille e più bruciature.
ROTTEN
Giusto per ricordarmelo, sai..se mi vengono altre idee sceme.
Lo dice ad alta voce, mentre si toglie le cuffiette, abbandonate a sparare musica nel vuoto, e non più dentro le sue orecchie. Guarda il tatuaggio e piega il capo verso destra, alza gli occhi sul muro poco lontano, ha l'occhio abbastanza allenato per poter vedere la foto attaccata al muro grazie ad una moneta modellata per sembrare un chiodo. Guarda la foto e allunga le gambe lasciando scivolare il sedere sul legno della sedia.
Sai pa', mi fa schifo il baseball, ma non c'avevo le palle per dirtelo.
Alza il mento, reprime una mezza risata amara, recupera un'altra sigaretta e la accende, la testa piegata in avanti, un ciuffo di capelli che gli sfiora la fronte.
E l'idea di stare diventando un po' come sua madre, un po' più pazzo ogni giorno di più.