Non sei un assassino, non uccidi.
Rientra a casa, si sente stravolto, le gambe fanno male e gli occhi bruciano. E' il momento peggiore di tutti, tornare a casa dopo una serata come quella che ha passato, con la luce del sole a cui manca ancora tanto, con il peso di mille anni sulla schiena, anche se di anni ne hai solo venti e la tua camera puzza come la stalla di un toro.
Eppure se ti chiedono di spacciare spacci. E la droga sappiamo entrambi
cosa fa : uccide. Anzi, uccide lentamente, fra atroci sofferenze.
Sul comodino ci sono un paio di buste di roba da vendere, non abbastanza da considerarsi reato se qualcuno dei buoni la trova, si avvicina lentamente ad esso e fissa le buste senza vederle davvero, sguardo opaco e dita che si allungano, per poi venire ritirate. Le parole del pagliaccio che gli rimbombano nella testa
Se ti dicono di rapinare una banca lo fai, rubi dei soldi a dei
poveracci che hanno lavorato trent'anni e passa per mettere da parte
cinquemila dollari per pagarsi il funerale... E questo significa
uccidere.
Alza lo sguardo. Le monetine se ne stanno infilate nel soffitto, incastrate e impossibili da togliere se non con delle pinze o con il suo potere. Guarda quella piccola grande costellazione che si è creato e china il capo infine, riabbassandolo per osservare avanti a se il pavimento. Qui e la ci sono banconote spiegazzate, che spuntano dai pantaloni o che comunque sono scappate da quelli. Non si azzarda, ancora, a dire nulla, respira aria chiusa e parole al gusto di cerone
Tu uccidi, e lo fai indiscriminatamente. Ed è un bene, ma non hai coscienza di farlo... E questo è un grande grande male.
Alza le mani, va a strofinarle contro il volto, entrambe. Lo stropiccia con forza e tira appena i capelli, le dita che affondano tra i ricci fitti e rossi, gli occhi che continuano a guardare il pavimento, restando seduto sul letto, con la porta che si chiude da sola con un botto improvviso
La vuoi sapere la verità? Sei un bugiardo, Mike. Un grande bugiardo.
Sei ad un passo dal diventare come me, ma menti a te stesso... L'unica
differenza che c'è fra noi è che io so realmente chi sono. Ucciderò
gente, l'ho uccisa. Non sono un teppista, io sono la follia, la più
totale pazzia.
E sembra a lui di impazzire, la voce del clown che gli rimbomba nella mente, come quella di una coscienza troppo a lungo soffocata. Non è l'idea di fare del male alla gente che lo distrugge, quanto il fatto di non aver mai davvero esaudito la promessa fatta a se stesso. E se non riesci a farlo con le tue, figuriamoci con quelle degli altri.
Mi ucciderai, forse. Mi torturerai. Ti ordineranno di farlo... E io mi
godrò ogni istante, nel vedere te che diventi me. Io non posso morire,
io mi trasformo, e il mio retaggio lo accoglieranno in tanti.
Gli tornano in mente le parole di Mad alla discarica, roventi e ustionanti come non mai, gli torna in mente quell'out-out, quella promessa fatta alla donna. E ha infranto anche quella. Pensa a quello che dovrà fare, a quello che ha già fatto, e gli occhi si fanno lucidi. Le cose in tutta la casa tremano, attirate dal suo magnetismo, improvvisamente le monete si staccano dal soffitto, tutte in una volta come una cascata d'oro. Si fa male, sente le monete picchiare ogni centimetro della stanza e non si sposta ne prova a trattenerle, poi tutto si placa.
Sei un bugiardo. Pure per uno come me, risulti essere senza cuore!
C'è una bustina li sul comodino. Allunga la mano, la rigira tra le dita e la apre recuperando qualcosa al suo interno e solo dopo va ad alzarsi. Infondo è uno che non mantiene le promesse, no? Si scrolla le monete di dosso e tira su con il naso uscendo nuovamente dalla stanza dopo aver ingoiato una pastiglia. Non si guarda indietro, non si premura nemmeno di vedere se Lenny è in casa.
Non vuole pensare.
Non può pensare.
Ha paura di ciò che uscirebbe dalla sua testa.
Fanculo.