Quando si sveglia ha la faccia incollata al tappeto della clinica. La guancia che brucia per lo sfregamento e il corpo indolenzito. La bocca è amara e ha il sapore del vomito sul fondo del palato, la testa gira e fa male, il cervello sembra essere stato preso a calci.
Ricorda.
Sbatte le palpebre e a fatica si mette seduto. La schiena che sbatte contro il calorifero dietro di lui e le labbra che si arricciano in una smorfia infastidita. Si porta una mano alla testa infilando le dita come artigli tra i capelli mentre cerca di rimettere i pezzi al suo posto.
Ho nomi di morti tatuati sul collo.
Scuote la testa e sbatte le palpebre mentre lo sguardo scende sulla scatola di ciambelle abbandonata a terra, poco lontano. Aperta e profanata.
Ti porto qualcosa di buono.
Realizza e si guarda intorno alla ricerca di Stitch con fare ansioso, alzandosi da terra e barcollando subito dopo, colto da una vertigine. Questa volta quando posa la mano sulla fronte sente il profumo provenire dalla felpa che indossa, chiude gli occhi e posa la schiena contro il muro, un sospiro sconfitto.
Ricorda
L'immagine che gli scivola tra i fumi dell'alcool è il volto di Stitch che lo guarda sconsolata, dicendo che va a lavoro dopo avergli chiesto di ricordare.
Cosa?
Solo per tirarmi su.
Solo per questa volta.
Scivola con la schiena contro il muro, il sedere a terra e le mani intorno al capo, a reggere un cervello che rischia di scappare dalla calotta cranica da un momento all'altro, la croce che dondola fuori dalla felpa.
Ho nomi di morti sul collo.
È normale per quelli come noi.
God help me.
Just this one time.