C'è la sveglia.
Un suono che entra nelle orecchie e ti scuote, forte e assordante, abbastanza da permettere che tutti la sentano.
La prima volta che sente la sveglia le mani scivolano sulle orecchie, premono per renderlo sordo e nella sua testa si chiede come sia possibile sentire le mani contro le orecchie se quelle non sono davvero le sue orecchie, ma solo il sogno di esse.
La testa gira.
Quando la porta della cella si apre e tutto quel bianco lascia il posto al grigio, si rende conto di quanto la situazione sia reale, fin troppo reale.
Dolorosamente reale.
Carne fresca
Lo grida qualcuno durante la mensa, lui ignora e riga dritto, punta ad un tavolo qualsiasi, si siede e sa dallo sguardo di quelli che lo affiancano che non sarà facile andare avanti in quella situazione. Lo capisce quando apre bocca e dice una delle sue cavolate.
Non è più in famiglia.
La prima volta dentro la doccia ha il sapore del sangue sulla lingua. Il dolore delle mattonelle fredde contro lo zigomo, e da qualche parte, estraniato dal mondo, si chiede se per caso il dolore è causato dal cazzotto di Rebecca, se nel mondo reale lo stanno curando.
E quando tutto è finito resta solo il gocciolio del rubinetto.
La prima volta in infermeria il silenzio è suo compagno, lo abbraccia e lo completa e lui vi si appiglia con le unghie e con i denti il più possibile.
Sfrutta ogni istante di isolamento, raccoglie le forze, ragiona, si adatta per sopravvivere.
Ha otto anni ed entra nella tana del lupo.
La prima volta che gli propongono il corso fissa l'uomo che l'ha accolto con sguardo nervoso. Ha incontrato Maximilian pochi giorni prima, o erano mesi? Appena uscito dall'infermeria, ancora spaventato. Ora è un uomo nuovo, diverso, più silenzioso e riflessivo. Fissa l'uomo dietro la scrivania e si chiede se è finto o è vero, se i dipendenti del carcere virtuale sono collegati anche loro alla macchina, o sono un insieme di dati.
Ma accetta la proposta.
La prima volta che incontra Sydney ha un tuffo al cuore, è la prima volta che abbraccia qualcuno da quando è entrato dentro la Sand. Affonda il volto contro la sua spalla e lo stringe talmente forte da rischiare di fargli male, e dopo lo spintona, arrabbiato. Non dovrebbe essere li.
Ed è così grato che invece ci sia.
La prima volta, dopo la Sand, che sente il ferro ha un colpo al cuore. L'emozione è tale che gli sembra di svenire, le dita tremano e le mani vibrano mentre ogni piccolo millimetro metallico entra nella sua testa ed è come un abbraccio materno, è la sensazione di non essere più solo, di fare nuovamente parte di qualcosa di più grande. Chiede di essere lasciato solo alcuni istanti. Si siede su una panca e semplicemente scoppia a piangere.
Sono stati solo due giorni.
Ma ancora aspetta la sveglia.